ROMAFF10: WES ANDERSON E DONNA TARTT TRA PASOLINI, ANTONIONI E DE SICA

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Il regista americano e la scrittrice premio Pulitzer protagonisti del quarto degli Incontri Ravvicinati presenti alla Festa del Cinema di Roma, incentrato sul rapporto dei due con il cinema italiano

Le avventure acquatiche di Steve Zissou
Bill Murray e il Direttore Artistico della Festa del Cinema di Roma, ANtonio Monda, in “Le avventure acquatiche di Steve Zissou”

Con un completo marrone di velluto a costine ed un sorriso contagioso Wes Anderson si è presentato al pubblico della Festa del Cinema di Roma accompagnato dalla scrittrice Premio Pulitzer Donna Tartt, fasciata in un abito di taglio maschile dai contorni wildiani, giunti nella capitale, su invito dell’amico Antonio Monda, per parlare del cinema italiano e di quegli autori nostrani che più di altri hanno accompagnato e, talvolta, influenzato le loro vite professionali ed artistiche. Un dialogo tra linguaggi differenti, quello narrativo e quello filmico, incrociati, sovrapposti, confrontati nel corso dell’incontro contraddistinto da un clima colloquiale, rilassato, proprio in virtù di quella familiarità che lega i tre (ricordate chi siede accanto a Bill Murray nella scena iniziale de Le avventure acquatiche di Steve Zissou?).

Medea
“Medea” di Pier Paolo Pasolini

Dopo il duetto Frances McDormand/Joel Coen che ha raccontato di altrettante coppie famose della storia del cinema, Jude Law, in questi giorni impegnato con le riprese di The Young Pope, ed il Premio Oscar Paolo Sorrentino, il regista di Grand Budapest Hotel e la scrittrice de Il Cardellino si sono resi protagonisti di una celebrazione al nostro cinema, commentando, incalzati dalle domande di Monda, quattro sequenze di altrettanti film italiani scelti dalla Tartt, per poi lasciare il pubblico alla visione di uno degli episodi de L’oro di Napoli di Vittorio De Sica, scelto da Wes Anderson. Si parte con Medea di Pier Paolo Pasolini, «un film dell’orrore » per la Tartt del quale dice di amare «il suo ritmo ipnotico e ritualistico e la scelta, nonostante Medea sia uno dei personaggi più loquaci dei classici greci – oltretutto interpretato da una celebre cantante come Maria Callas – di non farle dire più di dieci parole in tutto il film ».

La notte
“La notte” di Michelangelo Antonioni

L’incontro prosegue con una delle sequenze più suggestive del nostro cinema – scelta non a caso anche da Sorrentino in uno degli altri Incontri Ravvicinati – la celebre passeggiata di Marcello Mastroianni e Jeanne Moreau ne La notte di Michelangelo Antonioni, «l’autore il cui incontro, con L’avventura, mi ha iniziato a far pensare di diventare un regista, grazie anche alla dimensione internazionale dei suoi film » confessa Anderson seguito dal commento della scrittrice: «La notte in questo film è una presenza oscura, nera. Non credo ci sia mai stato un film migliore sulla solitudine. La notte è finita ma loro sono come due pianeti scuri in questa passeggiata moderata ed è incredibile questo momento in cui Marcello Mastroianni e Jeanne Moreau escono alla luce dell’alba. Fuori è giorno, ma loro sono ancora bui. Sembrano un quadro di Piero della Francesca con le sue processioni ».

La signora di tutti
“La signora di tutti” di Max Ophüls

La signora di tutti di Max Ophüls traghetta l’incontro nella seconda ed ultima parte dell’evento. Una scelta molto interessante quella della Tartt per un film del 1934, diretto da un’autore straniero ma italianissimo nelle maestranze. Una pellicola estremamente moderna per temi e taglio registico da impressionare il pubblico per «la sua struttura narrativa, con i flashback alla Viale del tramonto, con tagli molto radicali e veloci per l’epoca, di natura meccanizzata » come commenta Donna Tartt, attratta dal film «perché mi sembrava un precursore di Lola Montès ». L’ultimo dei film italiani scelti dalla scrittrice, invece, è una pellicola recente che ha riportato la nostra cinematografia ad avere un respiro internazionale, con riconoscimenti importanti che ne hanno accompagnato il cammino: La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino. Â«È un film che trascina, che conquista. Ha oscurità e luce ed è esteticamente bellissimo. Praticamente tutto quel che ti puoi augurare di trovare in un film grazie a personaggi profondi e complicati, sequenze divertenti ed un lato spirituale. Capisco il perché sia stato criticato da alcuni in Italia. Nel vostro Paese c’è un’estetica neorealista. Il film ha una base realista, ma tende all’iperrealismo. Elemento che per noi americani cresciuti con Hollywood va benissimo ma che per voi può stridere ».

L'oro di Napoli
“L’oro di Napoli” di Vittorio De Sica

L’incontro si conclude con uno dei corti che compongono un gioiello della nostra cinematografia: L’oro di Napoli di Vittorio De Sica. Un film che vede protagonisti lo stesso regista, Sophia Loren, Eduardo De Filippo, Silvana Mangano, Tina Pica e Totò. E proprio l’attore partenopeo, «il Buster Keaton italiano » come lo apostrofa Wes Anderson, è il protagonista de Il Guappo, l’episodio scelto dal regista de I Tenenbaum rimasto totalmente affascinato dall’ironia, il volto e le movenze di De Curtis. «Da un paio di anni a questa parte, da quando l’ho visto la prima volta, per me è diventata una sorta di missione far conoscere a più persone possibili questo film che in America praticamente nessuno ha mai visto.. Un vero capolavoro per me, da sempre attratto dalla narrazione ad episodi. Mi sembra un libro di racconti brevi che De Sica tratta mischiando toni e registri diversi » ha concluso Anderson prima di congedarsi insieme a Donna Tartt e Antonio Monda per lasciare il pubblico nel buio della sala in compagnia dell’istrionico Totò.

Manuela Santacatterina