SUSAN SARANDON, UNA MAMMA ITALIANA A TAORMINA

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Chi meglio di una donna siciliana può capire i sentimenti di una mamma iperprotettiva ai limiti dell’invadenza? Susan Sarandon ha presentato ieri al Teatro Antico in occasione del Taormina Film Festival The Meddler, diretto da Lorene Scafaria, e in una master-class ha raccontato il suo personaggio, la sua relazione con i figli, le difficoltà di una donna matura nel cinema. La Louise di Ridley Scott ogni tanto viaggia senza Thelma e ritorna nella Sicilia del nonno originario di Ragusa, emigrato in America a cercar fortuna. Da tempo cittadina onoraria dell'”isola nell’isola”, come viene chiamata Ragusa, l’attrice si sente a casa al festival organizzato da Tiziana Rocca, dove ieri ha tenuto una lezione di cinema. Il 14 giugno invece, insieme a Monica Guerritore, dedicherà un incontro al tema della violenza contro le donne. 

Almeno al cinema Susan prova a essere una madre all’italiana come in The meddler, una commedia vivace incentrata su una donna, inguaribile ottimista, che dopo la morte del marito segue la figlia (Rose Byrne) a Los Angeles. Lì inaspettatamente si trova a stringere nuove amicizie e a innamorarsi di un poliziotto, interpretato da JK Simmons. Nella vita reale però l’attrice confessa di essere molto meno morbosa con i figli: «Mentre crescevano, hanno dovuto cominciare a conoscere la donna che ero prima di diventare la loro mamma e per me non è stato un processo semplice. Adesso sono io che imparo da loro. Visto che ho la vita piena di cose, non posso portare loro i bagels salati ogni mattina, come fa Marnie, se non avessi una vita così ricca di impegni, forse lo farei anche io». 

È stata proprio Marnie, ispirata alla madre della regista, ad aver convinto l’attrice ad accettare la parte. Dopo aver visto un teaser del film in cui la madre di Lorene Scafaria recitava la prima scena, Susan racconta di essersi innamorata di Marnie. «Tutti quanti nella vita affrontiamo fasi di cambiamento, transizioni dolorose, i figli crescono, si divorzia, ci sono i lutti, e siccome le donne sono abituate a dare, a mettere tanto amore nelle relazioni che stabiliscono, quando una persona cara viene loro a mancare, è come se perdessero la propria identità. E allora hanno bisogno di tempo per adattarsi, perché non sanno più a chi indirizzare tutto l’amore che hanno dentro». Susan Sarandon condivide con Marnie quello stato di vulnerabilità in cui ci si ritrova dopo aver chiuso un rapporto lungo ma non si è ancora pronti a una nuova relazione. «Mi piacerebbe molto avere un uomo che mi guarda e che mi ascolta come fa J.K. Simmons con Marnie in The Meddler».

Susan Sarandon sembra completamente immedesimarsi nella donna di mezza età costretta a ricominciare una nuova vita per fuggire dal vuoto lasciato non solo dal marito scomparso ma anche dai figli che presto lasciano casa. Magari poi ritornano con i loro figli, spiega l’attrice: «è una bellissima opportunità perché ci si impara a conoscere da adulti. Il problema è che poi ridiventano bambini e tocca lavare loro i panni come accadeva quando erano ragazzi». 

L’attrice che vedremo prossimamente al cinema anche in About Ray di Gaby Dellal con Elle Fanning, racconta della difficoltà di trovare un ruolo da protagonista alla sua età, «e quando anche lo si trova capita di morire molto prima della fine del film». Susan Sarandon accusa Hollywood di discriminare le attrici per la loro età ed elogia il cinema italiano in cui le donne hanno sempre avuto maggiore libertà. «Negli anni ’50, in Italia, c’erano bellissimi film sulle donne diretti da uomini. Non conosco bene il vostro cinema di oggi, ma quello del passato non aveva paura di venerare e ammirare incondizionatamente la donna. A Hollywood non è mai successo e non penso succederà mai».

In fondo, il tempio del cinema americano è governato dalle logiche di sempre e da pregiudizi senza tempo, spiega l’attrice che vedremo anche nella nuova serie tv Feud ideata da Ryan Murphy e prevista per il 2017, in cui interpreterà Bette Davis, la famosa attrice statunitense in competizione con l’altra star degli anni ’30, Joan Crawford. «Si diceva che andassero a letto con gli stessi uomini e che si detestassero cordialmente. Era soprattutto il gossip ad alimentare questa inimicizia, a metterle una contro l’altra. La serie mi piace perché ci mostra che Hollywood in fondo non è cambiata più di tanto rispetto ai tempi d’oro».