TFF2015: “LONDON ROAD”, IL MUSICAL CRIME CON QUEL CAMEO INCONSUETO

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Nella sezione Festa Mobile del Torino Film Festival c’è un inconsueto musical, a metà tra crime e comedy, con un’inaspettata e canterina comparsa. Il film è diretto da Rufus Norris ed è incentrato su fatti di cronaca nera realmente accaduti nel piccolo, grande microcosmo di Ipswich

Qualcuno ricorderà almeno l’eco di quei drammatici e spaventosi fatti avvenuti nella tranquilla, compassata e verdissima Ipswich, nel Suffolk, Inghilterra, a cavallo tra il 2006 e il 2008.london road
Cinque giovani e inconsuete (per un luogo, diciamo così, ameno) prostitute, furono ritrovate uccise, nei pressi di London Road, da un misterioso serial killer. Le indagini portarono ad indicare come colpevole Steven Wright, un misterioso uomo domiciliato proprio in quella funestata, e suo malgrado divenuta famosa, London Road. Evento mediatico oltre che strettamente black, nel 2011, ricalcando le voci degli abitanti e dei testimoni, il regista Rufus Norris, insieme alla sceneggiatrice Alecky Blythe e al compositore Adam Cork, portò sul palcoscenico del National Theatre di Londra un musical, intitolato proprio London Road e ispirato agli omicidi di Ispwich. Lo spettacolo, di enorme successo, ha spinto nel 2013 lo stesso Rufus Norris a tradurlo sul grande schermo, avviando la produzione nel 2014. Alla sceneggiatura del film – uscito in patria il 12 giugno scorso – ritroviamo la stessa Alecky Blythe, mentre alle musiche, adattate questa volta per il cinema, ancora Adam Cork. Tra l’altro, molti membri del cast originale, tra cui Kate Feetwood, Clare Burt e Nick Holder, hanno ripreso il loro ruolo, con l’aggiunta della cantante inglese Anita Dobson e dell’attrice Olivia Colman, conosciuta da noi per essere la detective Miller nella serie cult Broadchurch. Al già nutrito cast del musical, si è aggiunto anche il curioso cameo di Tom Hardy, nel ruolo di un tassista con la passione per i killer.

london roadLondon Road, dalla bellissima fotografia in scala di grigio e con la classica messa in scena da musical che manderà in visibilio i fan del genere ma, contemporaneamente, farà storcere la bocca ai più restii, si prefigge di raccontare le impressioni e le emozioni degli abitanti della strada, senza concedere luce all’assassino. «Non abbiamo mostrato il killer perché non c’era motivo di farlo », racconta la sceneggiatrice Alecky Blythe, «A noi stava a cuore mostrare le sensazioni di quella città e non volevamo aggiungere nulla alla figura dell’assassino. Volevamo concentrarci sulle onde del ciclone, più che sul ciclone stesso ». Come detto, le musiche sono l’adattamento delle registrazioni originali dei testimoni, rese da Adam Cork dei veri e propri brani interpretati e cantanti dagli attori. A tal proposito, il compositore spiega il complesso lavoro che è stato fatto: «La transizione dal teatro al cinema è stata complessa. Il cinema ha il suo quarto muro, cosa assente a teatro. Poi abbiamo riflettuto che tutti noi siamo abituati a vedere drammi sullo schermo, meno su di un palco. Quindi abbiamo capito che era meglio fare un processo inverso, accorciando i passaggi delle dichiarazioni e rendendo le battute delle partiture musicali ».

London Road, tra una canzone e l’altra, cerca pure di descrivere il microcosmo di quella strada, stravolta da omicidi inaspettati e, come spessolondon road si sente dai telegiornali, pronta a demonizzare pure le “scomode” vittime. «Non volevamo criticare nessuno. Quando sono andata a condurre le interviste, ho sentito tutta la tensione ma anche la sincerità dei testimoni », dice la sceneggiatrice, «C’era una sorta di possessione di quella strada, come se la controllassero. Il pubblico forse capisce con difficoltà quello che dicono ma per mesi hanno sopportato davvero tanto a London Road. Questo ha portato ad avere pure opinioni in contrasto tra loro. Durante la produzione li andavamo a trovare, raccontando come stava andando il film. Alcuni di loro fanno anche la comparsa nella scena finale ». Un lavoro di adattamento e sceneggiatura, come quello svolto da Adam Cork per le musiche, tutt’altro che facile. «Sono stata sceneggiatrice sia a teatro che al cinema, andai lì nel 2006 per raccogliere le voci, le impressioni. Ipswich è piccola, dunque ha scompigliato tutti. Per il grande schermo ho ridotto quei dialoghi, per donargli una scorrevolezza da film, ma non ho voluto rinunciare in alcun modo alla caratterizzazione. Anzi, quando ci sono i momenti comici, mi sono distanziata da quegli eventi, applicando a loro un umorismo, diciamo, gentile », conclude Alecky Blythe.

Damiano Panattoni