“THE BIRTH OF A NATION”: IL DRAMMA SULLA SCHIAVITÙ CHE HA CONQUISTATO IL SUNDANCE

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È il film più applaudito in questa edizione del Sundance, e già si prepara alla corsa all’Oscar 2017: viaggio nel fenomeno The Birth of a Nation, il film che riscatta il cinema all black

The Birth of a NationVariety l’ha definito “un dramma biografico ricco ugualmente di grazia e orrore”, la Fox Searchlight ha vinto la guerra d’asta per i diritti di distribuzione offrendo la cifra sorprendente di 17.5 milioni di dollari, un record assoluto per il Sundance: The Birth of a Nation è a buon diritto, finora, il film-evento dell’edizione 2016 del festival. E, nelle settimane calde delle accuse di razzismo all’Academy che ha escluso dalle categorie principali autori e attori black, The Birth of a Nation è già diventato un caso e un portabandiera dell’orgoglio nero al cinema.

Il film racconta la storia vera di Nat Turner, uno schiavo di colore vissuto nella prima metà dell’Ottocento, al quale era stato concesso di imparare a leggere e che divenne un predicatore Battista presso la sua comunità di schiavi in una piantagione di cotone in Virginia. Portato in viaggio in altre piantagioni per predicare, e possibilmente sopire con la preghiera eventuali focolai di rivolta, Nat scopre però che le condizioni degli schiavi possono essere ancora più tragiche della sua, e decide di diventare un leader per i diritti della sua gente. Il fautore del successo di The Birth of a Nation, che al Sundance ha ricevuto un’interminabile standing ovation, è l’attore Nate Parker, già visto, ma in ruoli minori, in La frode e Beyond the Lights – Trova la tua voce. Qui si trasforma in una sorta di talentuoso “one man show” che ha scritto, prodotto, diretto e anche interpretato il film da protagonista con non poca ambizione, come denuncia il titolo, chiara citazione in chiave ironica dell’omonimo capolavoro di David W. Griffith del 1915, che però inneggiava al Ku Klux Klan. Già si vocifera che la Fox abbia in mente, per i prossimi Oscar, un’operazione di promozione simile a quella che aveva messo in atto con 12 anni schiavo di Steve McQueen, premiato poi in effetti con tre statuette tra le quali quella al Miglior Film: dopo l’edizione 2016 marchiata dall’hashtag #OscarSoWhite, nel 2017 potremmo assistere a una sorprendente rivincita all black.

Elisa Grando

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