THE HONOURABLE WOMAN

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Su Sky Atlantic, ogni martedì dal 17 febbraio

the honourable wifeCerte volte in una storia è la forma – i particolari, le atmosfere, i ritmi narrativi – a dare un significato particolare, a trasmettere emozioni che valgono di più della parole. The Honourable Woman, andata in onda su BBC Two e co-prodotta da Sundance Tv, è un buon esempio di quanto, nella serialità di alto livello, questo “spostamento di senso” possa essere basilare. Dal punto di vista del genere, The Honourable Woman è una spy story che affronta il tema sensibile del terrorismo contemporaneo. Nel pilot, la protagonista Nessa Stein (una notevole Maggie Gyllenhaal, premiata col Golden Globe), ebrea-britannica a capo di un importante compagnia, riceve il titolo di baronessa per i suoi progetti che vogliono favorire la pacificazione fra israeliani e palestinesi. Ma, mentre annuncia che un industriale palestinese si è aggiudicato l’appalto per un progetto di informatizzazione nei territori palestinesi, l’uomo è stato appena assassinato inscenando un finto suicidio, l’MI6 è in pre-allarme, la sicurezza di Nessa è in pericolo e, alla fine dell’episodio, un misterioso commando rapisce un bambino, durante un concerto di musica classica. Il pilot si apre con le immagini di Nessa bambina che assiste all’omicidio del padre, commentate dalla voce fuori campo della donna adulta: «Di chi ti puoi fidare? Come fai a capirlo? Dall’aspetto? Da quello che dicono? Come? Tutti abbiamo dei segreti, tutti mentiamo solo per tenerli nascosti… ». Sono queste parole a dare il senso alla serie, anzi, a stabilirne la forma. La trama è intricata, ogni personaggio – il fratello, l’imprenditore israeliano amico di famiglia, le spie britanniche, le guardie del corpo, la stessa Nessa – continuano a mostrare un volto pubblico e uno privato che si contraddicono, alludono a segreti, spariscono da porte di servizio, continuano in ogni dialogo a parlare di sicurezza e di rischio («È il Medio Oriente, non puoi che farti dei nemici »), di fidarsi e di diffidare, perfino la struttura narrativa è continuamente spezzata da flashback che aprono spiragli sul passato, come se anche il tempo fosse qualcosa di fluido e indeterminato. Nel corso delle puntate, ogni tessera andrà al suo posto, ogni cosa sarà chiarita. Ma è il sentimento di smarrimento esistenziale, la normalità ferita dall’esplosione della violenza, i dialoghi contraddetti dagli sguardi e dai comportamenti, il vagare dei personaggi intrappolati in una perdita di senso che rendono questa serie tragicamente attuale.

Stefano Lusardi