“THE HUMBLING”: IO, ME E AL PACINO

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Su iTunes è disponibile The Humbling di Barry Levinson, dove Al Pacino interpreta un attore in crisi, riflettendo su teatro e metacinema. Da recuperare.

_U6C0651.CR2Uno dei grandi eventi che caratterizzò la Mostra di Venezia del 2014 fu il ritorno in grande spolvero di Al Pacino, giunto al Lido per presentare ben due nuove pellicole: tra le opere in Concorso, Manglehorn di David Gordon Green, dove interpreta un ferramenta solitario e nichilista, ai margini della società; fuori Concorso, The Humbling di Barry Levinson, regista di Rain Man e Sleepers, certamente non un nome nuovo del cinema americano. Incredibilmente, a quasi un anno e mezzo di distanza, i due film non sono stati distribuiti nelle sale italiane. Su iTunes, però, c’è la possibilità di recuperare proprio The Humbling, un’opera affascinante e imperfetta, che riflette su tra teatro e metacinema. Il film è l’adattamento del romanzo di Philip Roth L’umiliazione, che racconta la vita piatta e avara di emozioni del sessantenne Simon Axler, attore in crisi di identità, oltre che in evidente declino psico-fisico. Questo accade fino al momento in cui non bussa alla sua porta Pegeen (la bravissima Greta Gerwig di Frances Ha), la figlia di due suoi vecchi amici e vicini di casa, ora trentenne, da sempre innamorata di lui, che torna prepotentemente per coronare il suo sogno d’amore di quando era bambina. Pegeen rivitalizza lo stato d’animo di Simon, che sembrava irrimediabilmente disilluso, al punto da fargli tornare la passione per il teatro, la voglia di tornare a recitare sul palcoscenico. Peccato che il graduale riavvicinamento di Simon alla recitazione sia parallelo alle prime difficoltà con Pegeen, e al distacco sempre più marcato ed evidente dell’attore dalla realtà.

IMG_1372.CR2Rispetto al personaggio di Manglehorn, il Simon Axler di The Humbling è sicuramente un alter-ego che si adatta maggiormente per una riflessione metacinematografica. L’Al Pacino di oggi è un attore che non ha più bisogno di dimostrare niente, che potrebbe aver perduto lo stimolo di un tempo, il fuoco del palcoscenico e dell’interpretazione. Da questo punto di vista, deve essere riconosciuta al film una valenza personale, sincera e amara, ed un coraggio notevole da parte di Pacino di impersonare un ruolo che lo spettatore potrebbe, così, ricondurre anche fuori dallo schermo. E il risultato è quello di una performance straordinaria, mattatoriale, trascinante. Seppur lontano dall’essere un lavoro privo di difetti (il finale è tirato via, e chiude in maniera grossolana il rapporto tra Simon e Pegeen), The Humbling è la conferma che Barry Levinson si trovi in una fase artistica in cui sta riflettendo sull’arte e sul ruolo di colui che la promuove; non è un caso che sia giusto di qualche anno fa il divertentissimo Disastro a Hollywood (2008), una satira sul mondo dello star-system hollywoodiano, dal tocco meno intellettuale e più autoironico, dove Robert De Niro è un produttore cinematografico in crisi e Bruce Willis interpreta se stesso in maniera quasi autodistruttiva.

Emiliano Dal Toso