TRAINSPOTTING: 5 MOTIVI PER (RI)VEDERLO

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Trainspotting? È l’hobby di chi si dedica a contare i treni che passano. Significa quindi perdere il proprio tempo. Ma Trainspotting è soprattutto il film di Danny Boyle del 1996, un’opera psichedelica, allucinatoria, un trip nei sobborghi di Edimburgo tra tossicomani, rapine e psicopatici.

È un’opera che esplora il mondo dell’eroina a 360 gradi, la dipendenza, i suoi effetti, l’aids, l’amore, la ribellione giovanile alla piatta vita borghese. È una visione emozionante, dove bisogna abbandonarsi alla narrazione e alle magnifiche scene, senza giudicare ma lasciandosi trasportare. Ecco i 5 motivi per cui è un film che va (ri)visto!

1) La musica Parte fondamentale per la riuscita di un film è la colonna sonora. Trainspotting ha all’interno una vastità di canzoni che tutti dovrebbero avere nella propria playlist. Prima tra tutte Born Slippy .NUXX degli Underworld, inserita da Boyle nella scena finale. Questa è un brano che andrebbe sparato in cuffia la mattina prima di andare al lavoro, per iniziare la giornata con il piede giusto, più carichi e svegli. Allo stesso modo Mark inizia la sua nuova vita con un sottofondo di ritmi elettronici e un testo minimale che impregnano l’atmosfera di nuove aspettative. Ma non solo, nel film si sentono brani di autori che vanno da Iggy Pop agli Sleeper passando anche per David Bowie e i Blur.

2) Jonny Lee Miller Nel film è Sick Boy, il subdolo amico biondo platino di Mark, che ricorda molto Anthony Kiedis dei Red Hot Chili Peppers ai tempi di Californication – e chissà che il frontman della band non abbia preso spunto proprio da Sick Boy tre anni dopo per rinnovare il suo look. Un’interpretazione magistrale quella di Miller, che ad un certo punto illustra anche un’illuminante teoria sulla vita che merita di essere ascoltata. Forse non lo sapete ma il protagonista della fortunata serie tv Elementary, in cui veste i panni di Sherlock Holmes è stato anche il primo marito di Angelina Jolie. Trainspotting
3) Gli omaggi al cinema In Trainspotting, se ben si guarda, si possono ritrovare numerose citazioni a grandi film del passato. Primo fra tutti Arancia Meccanica; l’architettura della discoteca di Boyle infatti ricorda molto il Korova Milk Bar frequentato da Alex e i suoi nel capolavoro di Kubrick. Un’altra chicca: alle spalle di Renton, sempre in discoteca, compare un dipinto di Travis Bickle (Robert De Niro), protagonista di Taxi Driver, mentre nel bagno delle donne dello stesso locale si può osservare un ritratto di Iris (altro personaggio del film di Scorsese, interpretato da Jodie Foster). Rivederlo con questa consapevolezza vi farà stare sicuramente più attenti. Che la caccia ai rimandi sia aperta!

Trainspotting
4) Francis Begbie Begbie, interpretato da Robert Carlyle, è uno psicopatico. È l’unico non-tossico del gruppo – «Neanche si faceva di droga, si faceva di gente lui» – e ci si chiede cosa sarebbe successo se si fosse iniettato eroina in vena. Incline alle risse trova ogni scusa per menare le mani. Trainspotting va rivisto anche per lui, perché è raro vedere sullo schermo un pazzo di questo calibro funzionale alla storia. Begbie dà un tocco di follia in più a un già caotico film. Epica la scena in cui lancia un bicchiere in un pub colpendo una ragazza al volto.

5) L’incipit La voce over di Mark Renton apre il film con questa magnifica, lunga frase:  È uno sproloquio? È un’apologia alla droga? No certo che no, questo è il film. La ribellione alla borghesia conformista di una generazione disperata. Le parole fuoricampo di Mark si sovrappongono alle immagini dei bizzarri e problematici protagonisti, presentati in un rapido susseguirsi di situazioni che ci immergono immediatamente nel vorticoso spirito del film.