“TRUTH”: UN’INCHIESTA GIORNALISTICA APRE LA FESTA DEL CINEMA DI ROMA

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Truth, il docudrama politico diretto a James Vanderbilt e basato sulla vera storia del Rathergate, con protagonisti Cate Blanchett e Robert Redford, ha ufficialmente dato il via alla 10ª edizione della Festa del Cinema di Roma

TruthDopo il successo a Venezia72 di Spotlight, pellicola diretta da Thomas McCarty ed incentrata sull’inchiesta del Boston Globe circa l’insabbiamento di abusi sessuali perpetrati da sacerdoti ai danni di bambini, anche la Festa del Cinema di Roma si è lasciata affascinare dal giornalismo d’inchiesta d’oltremanica affidando al debutto alla regia di James Vanderbilt il compito di aprire ufficialmente la sue decima edizione. Truth, ispirato dal libro della giornalista e produttrice tv Mary Mapes (Cate Blanchett), Truth and Duty: The Press, The President and The Privilege of Power, ricostruisce quello che viene comunemente definito Rathergate, lo scandalo giornalistico scaturito dalle sue indagini circa i presunti favoritismi ricevuti da George W. Bush per essere assegnato alla Guardia Nazionale come pilota anziché alle truppe dirette in Vietnam. Una storia confermata solo da documenti di dubbia provenienza che, emersi nel 2004 – a due mesi dalle elezioni presidenziali americane per riconfermare o meno Bush Jr alla guida degli Stati Uniti – ha provocato le dimissioni di Dan Rather (Robert Radford), storico anchorman del giornalismo televisivo americano, e il licenziamento della stessa Mapes, portando il network a divenire il bersaglio prediletto di stampa conservatrice e sostenitori repubblicani.

Truth«Negli Stati Uniti c’è stato un grande clamore attorno a questa vicenda. Non vidi in tv la puntata in questione, ma ho seguito tutti gli sviluppi sia sulla CBS che su altri network. Quanto poi, alcuni anni dopo, ho letto il libro di Mary Mapes, ho sentito necessario realizzarne un film ». È lo stesso Vanderbilt ha raccontare, in conferenza stampa, l’impatto mediatico suscitato dall’indagine della giornalista che ha toccato, non solo gli organi d’informazione, ma anche l’opinione pubblica, in un momento come quello elettorale, oltretutto post 11 settembre, nel quale i cittadini erano più sensibili e attenti, aggiungendo: «Storie come queste suscitano opinioni diverse. Sapevamo che non ci sarebbe stata nessuna versione di questo film che avrebbe reso tutti felici. Tutto questo per me ha reso la loro storia ancora più interessante. Ho fatto un lavoro giornalistico per ricostruirla, cercando di filtrare tutto attraverso i personaggi. Volevo raccontare la vicenda dal loro punto di vista , ma anche cercare di essere il più oggettivo possibile. Non abbiamo dovuto inventare nulla, nella sceneggiatura, neanche quegli aspetti che sembravano più cinematografici, dall’infanzia difficile di Mary al suo rapporto con Dan. La parte più ardua, in realtà, è stata restituire la sfera emozionale ».

Il regista, con il suo debutto, s’inserisce in un filone cinematografico circoscritto, ispirandosi ai film che hanno indagato il rapporto tra politica/giornalismo, velando la sua storia con sfumature thriller, legate alle vicende strettamente investigative, ma sottolineando la componente umana dei suoi personaggi, tutti ben scritti e resi ancora più forti dalle ottime interpretazioni di un cast importante che vede presenti, oltre una sempre incredibile Cate Blanchett ed un veterano del genere, Robert Redford (Tutti gli uomini del presidente, Qualcosa di personale), Dennis Quaid, Elisabeth Moss e Tohper Grace. Una pellicola verbosa anche molto chiara nel mostrare i vari passaggi – della nascita dell’inchiesta prima e dello scandalo giornalistico poi – immortalando il preciso momento che ha segnato il mutamento del giornalismo moderno. Una conseguenza diretta di quel fatidico 11/09 resa possibile anche dalla vera e propria esplosione digitale ed informatica che ha accompagnato gli ultimi anni. «Sono cresciuto col mito di Dan Rather. Ricordo che a sedici anni per me e la mia famiglia lui e la sua voce rappresentavano la notizia, assieme ad altri anchorman di quel periodo. Oggi non è più così. Non esistono più questi punti di riferimento, ma siamo bombardati da decine di voci che hanno cambiato totalmente l’informazione. Quella società, giornalisticamente parlando, dopo l’11 settembre, non esiste più e sono stati proprio Mary e Dan i primi a farne le spese ».

TruthTruth unisce giornalismo e politica, verità e costruzione ad hoc della notizia, mostrando il circolo vizioso che lega l’informazione all’opinione pubblica e come, entrambe, si influenzino a vicenda. E lo fa in un momento storico molto particolare, quello delle campagne elettorali americane per la Presidenza degli Stati Uniti da un lato e dal ruolo sempre più attivo di blogger e hacker che smascherano menzogne per far venire a galla verità taciute. Da Il Quinto Potere a Citizenfour, passando per il recentissimo Mr. Robot e Homeland, sia il cinema che il piccolo schermo hanno descritto, tra realtà e finzione, il mutamento irreversibile che l’informazione sta vivendo. James Vanderbilt, attraverso la storia di Mary Mapes e dei suoi collaboratori, ci mostra l’esatto momento nel quale il giornalismo moderno ha cambiato volto, con una regia che si muove tra inquadrature “classiche” ed una sceneggiatura forte, nei quali inserisce parentesi ironiche a fare da contrappunto ad una storia serrata. «Parlo di personaggi che cercano di fare il meglio possibile, anche se non sempre ci riescono. Per questo abbiamo chiamato il film Truth, “verità”. Tutti la inseguono, ma la verità è sfuggente, complessa ».

Manuela Santacatterina