“VI RACCONTO CHECCO ZALONE”: INTERVISTA A GENNARO NUNZIANTE, IL REGISTA DI “QUO VADO?” E “SOLE A CATINELLE”

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Storia di un italiano secondo Checco Zalone. E Gennaro Nunziante, che in Quo vado? dirige Luca Medici per la quarta volta. Dopo l’italiano alle prese con l’antica dialettica nord/sud (Cado dalle nubi), con lo straniero (Che bella giornata) e con la crisi economica (Sole a catinelle), è arrivato il momento di smantellare uno dei miti duri a morire nel nostro paese: quello del posto fisso. Pur di mantenerlo Checco accetta di essere trasferito al Polo Nord, scoprendo quanto vasti possono essere gli orizzonti. Gennaro Nunziante, impegnato al mix del film («smetterò di lavorarci quando troverò la porta chiusa») si prende una pausa per raccontarci com’è andata. «Con Luca ci siamo chiesti in questi anni perché frasi del tipo “€œmio figlio è dovuto andare a lavorare all’estero”€ suonassero come una condanna e cosa tenesse il nostro paese ancora così compresso, fermo. In un’Italia dove il posto fisso è ancora la massima aspirazione di tanti, il nostro film è un vero e proprio inno alla precarietà, a quel nomadismo che ti spinge a guardarti intorno e a conoscere altre realtà, a trovare soluzioni diverse altrove. Dobbiamo abituarci all’idea che la nostra casa è il mondo».

La politica non sembra interessarvi, eppure non è affatto estranea ai vostri film.

Non ci interessano i partiti, la vera politica è lo sguardo al sociale. Non c’è un film che non sia politico nel momento in cui sceglie di raccontare qualcosa e non un’altra. Il nostro obiettivo è far coesistere leggerezza e serietà, ironia, comicità, divertimento e riflessioni più serie. La comicità non esclude mai la politica.

Quello con Luca è ormai un sodalizio cinematografico che va avanti da sette anni. È cambiato nel frattempo il vostro modo di lavorare insieme?

Lavoriamo sempre nello stesso modo, ma con una padronanza del mezzo sempre maggiore. Arriviamo sul set con un testo preciso, ma amiamo rigenerarlo come si fa con il pane prima di infornarlo. Possiamo permetterci ormai di inventare al momento per fare in modo che tutto accade li per la prima volta, come una sessione di jazz.

Cosa vi unisce?

Luca ha quattordici anni meno di me, abbiamo due background diversi, ma ridiamo per le stesse cose. Ci lega un comune senso dell’umorismo e lo stesso sguardo ironico sul mondo. La cosa più difficile con Luca? I tempi stretti. Finché i figli ce li avevo solo io era più semplice. Lui mi prendeva sempre in giro, ma ora che ha una figlia ha capito cosa vuol dire quando devi mollare tutto e correre all’asilo. Ora sono cavoli anche per lui.

Saprebbe spiegare le ragioni del vostro successo?

Sappiamo raccontare bene le nostre ipocrisie ed evitiamo di raccontare quelle degli altri. Il pubblico apprezza il nostro saperci mettere a nudo. Mi viene in mente la bellissima Poesia al lettore di Baudelaire che termina dicendo “€œIpocrita lettore, mio pari, mio fratello€”.

Che rapporto sentite di avere con la tradizione della nostra commedia?

Rispetto alle commedie dei nostri padri noi abbiamo aggiunto il senso della gioia. I nostri film hanno sempre un lieto fine, benché non consolatorio. Siamo convinti che quando un uomo si mette a nudo e riconosce proprie fragilità dà inizio a un processo guarigione che non può che portare alla gioia.

I vostri riferimenti oltre confine?

Purtroppo non vado molto al cinema e quando lo faccio vedo cose molto diverse dai mie film. Sono stato senza dubbio contaminato dalla comicità di Blake Edwards e Peter Sellers, anche se io preferisco raccontare la realtà piuttosto che il surreale. Luca invece va pazzo per Aki Kaurismaki.

Ogni volta al botteghino superate voi stessi. Ora che un altro film è in uscita riuscite a dormire la notte?

Io questa pressione non la sento. Non vivo per il cinema, verso il quale sento un certo distacco, che però non è arroganza né presunzione. Mi diverto a fare film, ci metto tutto me stesso, poi la palla passa al pubblico. È come fare dei figli: li metti al mondo, te li godi il più possibile mentre ce li hai con te, poi li lasci andare e sei contento di sapere che si comportano bene. Io e Luca usiamo un trucco infallibile: quando intorno a noi ansia e aspettative diventano troppo pesanti, ce ne torniamo a casa nostra, a Bari.

Il vostro sodalizio andrà avanti?

Luca ed io abbiamo sempre lavorato benissimo insieme, ma siamo liberi di sceglierci ogni volta, e sarà sempre così. Quello che so è che non ho voglia di tornare subito al cinema, mi piacerebbe dedicarmi un po’ al teatro, mettere in piedi un nuovo spettacolo, ritrovare un contatto più diretto con il pubblico.

Alessandra De Luca