WEB SERIES: INNUMEREVOLI OMBRE

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(Italia, 2015)

innumerevoli-ombre1Mentre il cinema “ufficiale” sta vivendo in maniera sempre più marcata una vera e propria censura di mercato, che tende ad emarginare generi non convenzionali così come opere troppo autoriali per i contenitori-multisale, la vastità del web permette di scoprire una vitalissima creatività, che spazia dall’amatoriale/goliardico fino al puro cinema d’autore. Appartiene proprio a quest’ultima categoria questa web mini-serie in quattro episodi (l’ultimo è on line da 5 marzo) di grande bellezza visiva e di affascinante complessità, scritta e prodotta da Antonio Micciulli, già autore del corto Piccolo Manuale di Strategia e Tattica Militare e del lungometraggio Tempo di Reazione. I quattro episodi hanno in comune l’ambientazione in un’Italia contadina ottocentesca dal sapore verghiano, i rapporti fra i personaggi, segnati dal desiderio e dalla violenza, e la presenza simbolica di un asino, che passa di storia in storia come il Balthazar di Bresson. Ma gli elementi che rendono questa web serie un unico film in quattro episodi sono soprattutto le scelte di stile (un elegante bianco e nero, un ritmo lento e straniante) e di forma narrativa che mescola e contraddice i generi, partendo dal realismo, confermato anche dall’utilizzo del dialetto, ma caricandolo di ambiguità e mistero, inserendo elementi magici e mitologici e approdando così nei territori senza tempo dell’ancestrale e del leggendario. Il tutto acquista un ulteriore valore ideale per la scelta “tutorale” compiuta dal creatore Micciulli che affida la regia a quattro giovani filmmaker (Dario Di Viesto, Federico Spiazzi, Federico Scargiali e Luca Simon Biccheri). Così, oltre a tenere alta la bandiera del cinema d’autore indipendente, Innumerevoli Ombre valorizza giovani talenti e ottimi attori di stampo teatrale, dai già conosciuti Fulvio Falzarano e Diego Pagotto, all’inedita Isabella Tedesco di notevole forza espressiva.

Guarda Innumerevoli ombre!

INTERVISTA AD ANTONIO MICCIULLI

Nato a Messina 39 anni fa, poi trasferitosi a Cosenza e quindi a Roma per frequentare Giurisprudenza alla Sapienza, Antonio Micciulli ha lavorato come giornalista per riviste di videogiochi e di cinema e per Radio Italia Network, dove ha condotto un programma quotidiano sempre sulla settima arte. Nel 2002 firma il cortometraggio Piccolo Manuale di Strategia e Tattica Militare, che vince numerosi premi e partecipa a più di 40 rassegne solo in Italia, compreso il Torino Film Festival. Nel 2011 esce il suo primo lungometraggio per il mercato home-video, il thriller horror Tempo di Reazione, che diventa un piccolo cult. Innumerevoli Ombre, che ha scritto e prodotto in partnership con il network Megatube, è la sua prima web serie. Ora è in post-produzione con il suo secondo lungometraggio da regista.

innumerevoli-ombre4Fino ad Innumerevoli Ombre ti sei dedicato solo al cinema tradizionale. Cosa ti ha spinto verso il web?

Direi che è stata proprio la mia storia personale, la mia idea di cinema a portarmi a questo esperimento sulla Rete. Io ho debuttato con un corto, che è considerato una commedia. È stato molto visto, è piaciuto, e sono arrivate proposte per girare dei film, naturalmente sempre commedie. Invece io penso che l’idea fondante della produzione cinematografica italiana d’oggi e che la inchioda ad un paio di generi, ovvero che il pubblico ami vedere sempre le stesse cose, sia una sciocchezza. Sento all’opposto la necessità di cambiare, di smentire i luoghi comuni. Non a caso, invece che con una commedia, ho scelto di debuttare nel lungometraggio con un horror thriller indipendente a budget minimo, che però utilizza il genere non come fine, ma come mezzo per raccontare altro. Innumerevoli Ombre nasce da un’altra scommessa: visto che il web è un territorio pieno di potenzialità, ho deciso di andare a verificare se esiste un altro tipo di pubblico, più o meno quello che un tempo, in sala, cercava il cinema d’essai. La risposta, già dal primo episodio, è stata positiva. Purtroppo, più in Francia e in Spagna che da noi. E questo la dice lunga su come la scarsa varietà di offerta generi un pubblico sempre più omologato…

Come hai scelto i temi e costruito la struttura narrativa di Innumerevoli Ombre?

Il filo conduttore delle quattro storie è quello della mancanza di empatia, la distanza che si crea fra le persone, che parte da un desiderio e da un conflitto e si traduce in rifiuto, egoismo, violenza. Trasportare questo tema universale nell’Italia contadina dell’800 mi ha permesso di scrivere soggetti originali come fossero antiche leggende popolari, immergendo le storie in un’atmosfera fantastica ed arcaica anche grazie alla scelta di utilizzare per i dialoghi il dialetto – pugliese, friulano, marchigiano, veneto -, che è un prezioso patrimonio culturale che stiamo perdendo.

Innumerevoli-Ombre3Perché anziché dirigere tu stesso gli episodi hai affidato la regia a quattro giovani filmmaker?

Perché chiudersi in se stessi lo trovo profondamente sbagliato, mentre condividere un’esperienza e un progetto con altri arricchisce. Credo molto nel collaborare, condividere i progetti con altri artisti. E’ una idea che nel cinema italiano non è molto popolare… Nella Rete, e fuori dai soliti giri romani, ci sono tanti giovani autori che non hanno modo di lavorare e di crescere. Io ne ho scovati quattro in giro per l’Italia: Luca Simon Biccheri, ventiduenne di Gubbio e regista del terzo episodio, ad esempio l’ho trovato grazie ad un sito. Con loro ho fatto un po’ lezione di cinema, anche, ammetto, con una certa severità: obbligandoli a disegnare gli storyboard, scegliendo insieme le location, affiancandoli in fase di montaggio. Solo sul set ho preferito lasciarli lavorare senza la mia presenza ingombrante, perché non si sentissero limitati dal confronto.

Dopo questa esperienza qual è il tuo giudizio sul fare cinema nella Rete?

Su Internet hai la possibilità di tagliare i costi della distribuzione, e puoi girare con budget minimi, se hai veramente qualcosa da raccontare. Il web mitiga il vecchio discorso: se non ci sono i soldi non si può fare, e questo mi sembra molto positivo. L’altro elemento stimolante è che, grazie al web, hai un confronto diretto e immediato con gli spettatori, cosa che il cinema tradizionale non ti permette. Il giudizio è istantaneo, non puoi nasconderti. E la libertà di poter far sentire la propria voce artistica, unita alla possibilità di incontrare il pubblico, produce sempre i risultati migliori.

Stefano Lusardi