24 volte 007 (più due)

In occasione di No Time to Die, riviviamo film dopo film le tappe che hanno costruito il mito. Comprese le due volte non ufficiali

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GOLDENEYE (1995, Martin Campbell)

Dalton avrebbe dovuto girare un terzo film da contratto, ma altri fattori intervennero. La MGM, la casa di Bond insieme alla United Artists, si trovò al centro di una controversia finanziaria di cui i diritti della saga erano uno degli aspetti più importanti. Quando si risolse, il contratto di Dalton era scaduto e l’attore non intendeva tornare. Arriva il momento di Pierce Brosnan, che era già stato scelto come successore di Moore ma che per motivi contrattuali fu impossibilitato. 007 entra nell’era del marketing, con i marchi che fanno a gara per essere presenti nei film. GoldenEye incassa 352 milioni di dollari. Bond rinasce, ancora una volta.

IL DOMANI NON MUORE MAI (Tomorrow Never Dies, 1997, Roger Spottiswoode)

Le novità non finiscono con Brosnan. Judi Dench assume il ruolo di M, si prediligono registi con un marcato background action, si guarda ai nuovi mercati, non a caso Michelle Yeoh è la prima Bond Girl asiatica dopo 30 anni. Nota per gli appassionati: in questo film 007 abbandona la sua usuale pistola, la Walter PPK, preferita perché compatta e non rovina il taglio della giacca. Da qui, fino a Quantum of Solace, userà la Walter P99.

IL MONDO NON BASTA (The World is not Enough, 1999, Michael Apted)

Arrivano gli sceneggiatori Neil Purvis e Robert Wade. Saranno loro a trasformare James Bond. Questo è anche il film in cui è evidente il desiderio di avere cast di grandi nomi internazionali e da generi diversi. Sophie Marceau, Robert Carlyle e Denise Richards attraggono target molto diversi. Un trend che proseguirà.