A Cinecittà si mostra gli abiti di Jude Law, Jared Leto e Salma Hayek

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House of Gucci

Da domenica 13 marzo tour guidati e laboratori dedicati ai costumi arricchiranno l’offerta messa a disposizione da Cinecittà si mostra. Un nuovo allestimento dell’esposizione permanente degli Studios, accanto alle creazioni dei grandi film,  presenterà capi e oggetti di scena da serie tv celeberrime: dal Trono di spade ai Borgia, fino al Papa di Sorrentino e i Gucci di Ridley Scott, con gli abiti indossati da Jude Law, Jared Leto e Salma Hayek.

Lo scintillio delle armature de Il trono di spade, la chiassosa eleganza di House of Gucci e lo stile pontificio sopra le righe di The Young Pope, sono pronti ad occhieggiare ai visitatori di Cinecittà si Mostra che arriva all’appuntamento con la primavera 2022 con un cambio di stagione davvero memorabile. Per la prima volta l’esposizione permanente che permette al grande pubblico di visitare gli Studios di Via Tuscolana 1055 ha riallestito la propria selezione di costumi originali e oggetti di scena creando un viaggio nel viaggio grazie al quale lo spettatore potrà attraversare le epoche storiche delle vicende dei film, analizzare momenti clou della produzione audiovisiva, dal genere peplum alla grande serialità televisiva, e assistere all’affermazione internazionale di costumisti italiani generazione dopo generazione.

La selezione, infatti, propone capi firmati da Gabriella Pescucci (vincitrice di 1 Oscar, 2 Emmy, 2 Bafta, 2 David, 4 Ciak d’oro, 1 Goya, 8 Nastri d’argento) Carlo Poggioli (1 Globo d’oro) e Massimo Cantini Parrini (5 David, 1 European Film Award, 4 Nastri d’argento) che hanno lavorato con sartorie celeberrime come Costumi d’arte Peruzzi, Sartoria Tirelli, e Sartoria Farani da cui provengono i pezzi. Ad accogliere i visitatori un esempio della maestria degli artigiani che lavorano dietro le quinte di un film per rendere realistiche le storie con le loro creazioni: una collezione di prop, ovvero oggetti usati sui set, racchiude tra altri, gli elmi de Il nome della rosa (1986), le corazze del Trono di spade (2011-2019), ma anche divertenti maschere animalesche di Dolittle (2020) e i monili di Freaks Out (2021). Per gentile concessione dell’attrezzeria scenica E. Rancati.

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Due abiti indossati da Liz Taylor per Cleopatra (1963) di Joseph L. Mankiewicz, uno in shantung di seta viola con ricami e l’altro in seta verde, inaugurano la nuova selezione dei costumi, posizionati accanto a prop in stile antico Egitto realizzati dalle maestranze di Cinecittà per la serie Rome (2005-2007). Sia Cleopatra che la serie sono stati girati negli studios romani.

Creati da Irene Sharaff che grazie a questo film vinse l’Oscar per i Migliori costumi, i capi rappresentano un esempio dell’enorme sforzo produttivo messo in campo tra gli anni ‘50 e ‘60 dalle sartorie italiane per lo spettacolo, che grazie ai film storici in costume, i cosiddetti sandaloni, hanno permesso la formazione sul campo di molti artigiani e sarti: per riuscire a far girare tanti film in poco tempo e con migliaia di comparse, la sartoria Peruzzi ad esempio allestì diversi laboratori, ciascuno impegnato a realizzare determinati tipi di abiti così da avere chi creava solo indumenti per i soldati, chi per il popolino, chi per i nobili.

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È una diva contemporanea come Salma Hayek ad aver indossato invece l’abito della Regina di Selvascura ne Il racconto dei racconti (2015) di Matteo Garrone: un sognante capo di raso rosso con grande coda, preziosi ricami e merletti neri ideato da Massimo Cantini Parrini in lizza per gli Oscar 2022 con il film Cyrano. Mentre è firmata da Gabriella Pescucci la mise in organza dorata con disegni jacquard di Lucrezia Borgia interpretata da Holliday Grainger nella serie I Borgia (2011-2013) creata da Neil Jordan.

A farle compagnia nella teca accanto, in un tripudio di cristalli e ricami, è il piviale, l’ampio mantello usato per le liturgie, di The Young Pope (2016) di Paolo Sorrentino. Abito clou della serie indossato da Jude Law nei panni del pontefice Pio XIII, rappresenta uno dei segni tangibili con cui il nuovo eletto vuole comunicare la propria intenzione di tornare a uno spinto tradizionalismo all’interno della Chiesa. Per realizzarlo il costumista Carlo Poggioli si è ispirato ai paramenti medievali e allo stile di Ratzinger, Papa Benedetto XVI, che amava vestire piviali autentici dell’800 ma anche cappelli e tuniche vintage. Creato apposta, fa parte di una serie di quattro mantelli ciascuno ricamato a mano da quattro persone per un mese di lavoro totale. Diversamente dai veri piviali ha solo una fodera per risultare più leggero ed è rifinito con applicazioni originali Swarovski che sponsorizzò la collaborazione fornendo decine di migliaia di cristalli colorati, mentre si devono a Christian Louboutin le calzature del Papa con l’iconica suola rossa. La tiara, o triregno, è ispirata a quella realmente indossata da Paolo VI poi donata dal Papa, che ne abolì l’utilizzo, e oggi viene custodita al Santuario Nazionale della «Immaculate Conception» a Washington. Per riuscire a contrastarne il peso ed evitare che cadesse, durante le riprese Jude Law acconsentì a farsela fissare sul capo con del biadesivo nonostante il caldo afoso di agosto.

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Nell’anno del centenario dalla nascita di Pier Paolo Pasolini non poteva mancare un omaggio al poeta-regista con l’esposizione di due abiti dall’episodio Che cosa sono le nuvole? del film Capriccio all’italiana (1968) diretto appunto da Pasolini: si tratta di capi ideati da Jurgen Henze e realizzati in juta, indossati da Adriana Asti e Totò, quest’ultimo recentemente ritrovato grazie alla passione per il Principe della risata nutrita da un magazziniere che è stato in grado di riconoscere l’abito permettendone la corretta attribuzione allo straordinario Jago scespiriano interpretato dal genio napoletano. Con questi salgono a 4 gli abiti che Cinecittà si Mostra propone attualmente agli amanti del cinema di Pasolini: è infatti ancora possibile ammirare i capi provenienti da Il fiore delle Mille e una notte ed Edipo Re.

Il percorso prosegue con pezzi utilizzati per recentissime produzioni cinematografiche: da Qui rido io (2021) di Mario Martone provengono la mantella di cotone rigato di Toni Servillo nei panni di Eduardo Scarpetta e una mise da giorno composta da camicia in cotone bianco ricamato e gonna di lanetta indossata da Cristiana Dell’Anna per interpretare Luisa De Filippo, la madre dei geniali Titina, Eduardo e Peppino. Gli abiti sono opera di Ursula Patzak che per il film si è aggiudicata il premio La pellicola d’oro.

Dalla produzione hollywoodiana targata Ridley Scott, House of Gucci (2021) girata in parte anche a Cinecittà, arrivano il completo di velluto beige a righe indossato da un irriconoscibile Jared Leto per il personaggio di Paolo Gucci. Un vero e proprio biglietto da visita per il personaggio tanto da avere un gemello, di colore rosa attualmente in mostra al Museo degli Academy Awards di Los Angeles; e un vestito estivo in cotone stampato portato da Salma Hayek per interpretare Pina Auriemma, sedicente maga e amica di Patrizia Reggiani. La mise è resa vistosa dalle diverse catenine d’oro e pietre portate al collo e riprodotte da Pikkio così come tutti gioielli in mostra: i capi sono di Janty Yates.

Chiude il percorso di mostra, quasi in un dialogo tra dive indimenticabili della storia del cinema come Liz Taylor e Monica Vitti, il mini abito con applicazioni di pietre e paillettes indossato dalla Vitti per Ninì Tirabusciò – La donna che inventò la mossa (1970) di Marcello Fondato. Tipico del cabaret dei primi del Novecento, il costume creato da Adriana Berselli è notissimo perché usato nella scena in cui l’attrice romana, appena scomparsa, inventa il mitico movimento delle anche ribattezzato “la mossa”. Un tributo doveroso che rappresenta al meglio l’obiettivo delle esposizioni sartoriali per il cinema: quello di far rivivere nella mente degli spettatori performance indimenticabili non grazie alla dinamicità dei corpi ma con la finezza delle stoffe e la maestria delle confezioni.

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