A letto con Sartre, intervista al regista della tragicommedia dell’amore

In sala dal 26 gennaio, A letto con Sartre, surreale commedia corale di Samuel Benchetrit sulla potenza della poesia e del teatro, tra portuali e criminali del nord della Francia

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Valeria Bruni Tedeschi, A letto con Sartre

Samuel Benchetrit aveva voglia di realizzare “un film d’amore con protagonisti essere umani dai quali non ti aspetti tenerezza, ma che alla fine mostrano tutte le loro fragilità”. Dal 74esimo Festival di Cannes, dove è stato presentato nella sezione Premiére, il regista e sceneggiatore francese (lo stesso de Il condominio dei cuori infranti) ha parlato a Ciak del suo ultimo film A letto con Sartre (titolo originale: Cette Musique Ne Joue Pour Personne). Una tragicommedia corale, ricca di irresistibile humour, dal 26 gennaio nei cinema italiani con I Wonder Pictures, con protagonisti alcuni strambi personaggi che grazie al potere terapeutico della poesia, del teatro e dell’amore, tentano di dare un nuovo senso alle loro vite.

Il film, con François Damiens, Vanessa Paradis, Valeria Bruni Tedeschi, Bouli Lanners, Gustave Kervern e Vincent Macaigne, è ambientato in una piccola cittadina portuale del nord della Francia, dove un boss della criminalità locale si infatua di una cassiera e per sedurla inizia a scriverle poesie d’amore poco riuscite. Nel frattempo, sua figlia adolescente rivela agli scagnozzi del padre di essersi innamorata di uno dei ragazzi più duri della scuola, succube della fidanzata gelosa. Infine, c’è uno degli scagnozzi del boss che scopre la sua passione per il teatro musicale amatoriale, grazie a un’aspirante attrice assai singolare.

A letto con Sartre

Il titolo internazionale del film è Love Songs for Tough Guys. Dunque, Benchetrit, anche i duri hanno un cuore?

Quando siamo innamorati, torniamo ad essere come dei bambini. Tiriamo fuori insicurezze e vulnerabilità. E vale anche per i tipi più tosti, che cercano sempre di dimostrare la loro forza, ma che nascondono tenerezza e fragilità. Il gruppo di criminali del film intimidisce, picchia, può persino uccidere.

Anche la violenza può essere arte?

Non credo. E non penso neanche ne venga mostrata così tanta nel film, se non per mostrare i personaggi. In una delle prime scene vediamo alcuni di loro su un molo, per nulla interessati al mondo intorno. Alla fine, è il boss poeta a risolvere la situazione in maniera diversa, quando decide di non uccidere la persona che aveva già pensato di ammazzare.

A letto con Sartre

La sua è una storia d’amore a più voci. L’amore può salvare il mondo?

Penso di sì, anzi credo possa farlo. Non è semplice, naturalmente. Ma l’amore può cambiare il mondo. Bisognerebbe solo pensare a quante cose belle ti capitano quando ami qualcuno o quando hai l’attitudine all’amore. L’amore ti cura, ti guarisce. Se hai una predisposizione all’odio e alla violenza, invece, non può accaderti nulla di buono. Ma si può sempre cambiare.

A sua moglie Vanessa Paradis ha affidato il personaggio dell’aspirante attrice, mentre a Valeria Bruni Tedeschi, che fa la moglie del boss, un ruolo ancora più inedito.

Solitamente siamo abituati a sentire parlare Valeria spesso nei film. Qui i dialoghi sono assai ridotti, quasi non comunica. Lo fa non con le parole.

Il film parla della forza della poesia e del teatro, tutte forme d’arte come il cinema. Per lei cos’è l’arte?

Qualcosa di essenziale. Ogni cosa è arte nella mia vita, ha a che vedere con l’infanzia e la nostra capacità di rimanere un po’ bambini. Molto spesso gli artisti sembrano bambini nel corpo di un adulto. C’è bisogno anche di po’ di pazzia, perché per creare arte devi essere in qualche modo anche un po’ incosciente.

Lei lo è nel suo mestiere?

Assolutamente. Se mi dicessero in anticipo che un mio determinato film avrà una serie di problemi tra produzione, riprese e distribuzione, io lo farei lo stesso. Pur sapendo il possibile caos che mi aspetta, andrei avanti per la mia strada perché questo lavoro è la mia passione.