Anora, la recensione del film vincitore della Palma d’oro a Cannes 2024

Dal 7 novembre al cinema

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Anora recensione
Mark Ėjdel'štejn e Mikey Madison, Anora

Dopo la vittoria della Palma d’oro all’ultimo Festival di Cannes, Anora di Sean Baker, storia di una spogliarellista-escort protagonista di una commedia molto amara, sta entrando nei cuori del pubblico di tutto il mondo. Il film è al cinema dal 7 novembre distribuito da Universal Pictures, dopo l’anteprima alla Festa del Cinema di Roma, ed è tra i favoriti nella corsa all’Oscar.

IL FATTO

Anora lavora come spogliarellista ed escort in uno strip club di New York. Una sera conosce un giovane russo, figlio di un ricchissimo oligarca. I due passano molto tempo insieme e durante un weekend a Las Vegas si sposano. Ma i genitori del ragazzo non la prendono molto bene.

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L’OPINIONE

Sean Baker esplora da anni il sottobosco di un’America in cui il sogno americano è solo una chimera. Lo ha fatto concentrandosi quasi sempre sui professionisti del sesso, prostitute, porno divi, e adesso la spogliarellista Anora destinata a diventare un personaggio che resterà a lungo nella memoria dei cinefili.

Baker riesce con grande abilità a raccontare con i canoni classici della commedia, a tratti addirittura una slapstick con gag fisiche irresistibili, il dramma di una ragazza che rappresenta una generazione di dimenticati, giovani che erano appena bambini quando crollò la Lehman Brothers, in quel nefasto 15 settembre del 2008, e che oggi si ritrovano ad annaspare, sperando in un colpo di fortuna che cambi radicalmente il loro destino. Ma che, naturalmente, non arriva.

Baker racconta senza lasciare molto all’immaginazione, la sua Anora si mostra, si concede e si vende senza pudore, a sottolineare il costante stato di necessità. Questa esposizione continua del corpo e degli eccessi viene però bilanciata da una notevole sezione centrale, che ha reminiscenze del Billy Wilder di Uno, Due, Tre! per il ritmo incalzante e la successione di situazioni esilaranti, per poi arrivare a un finale malinconico e inevitabile.

Il film si regge, oltre che sulla scrittura e la regia di Baker, sulla incredibile interpretazione di Mikey Madison, generosa, coraggiosa e solida, una scoperta notevole che si era già vista nella serie Apple Lady in the Lake al fianco di Natalie Portman. Sarà una delle contendenti per l’Oscar, e con serie possibilità di vittoria.

SE VI È PIACIUTO ANORA GUARDATE ANCHE…

Un sogno chiamato Florida e Tangerines, due film magnifici che ben sintetizzano la poetica dell’escluso del cinema di Sean Baker.

RASSEGNA PANORAMICA
voto
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