Anselmo Ballester e il cinema dipinto, un libro per cinefili

Torna a vivere l'opera di un grande artista e cartellonista italiano

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Anselmo Ballester Il cinema dipinto

Con l’intento dichiarato di “restituire il percorso creativo” di un geniale pittore e cartellonista nasce il volume – in libreria grazie a Electa, con CSAC – “Anselmo Ballester e il cinema dipinto” di Stefania Babboni ed Elisa Bini. Un libro suddiviso in quattro sezioni che evidenzia, per la prima volta, quanto l’esperienza diretta maturata nel mondo del cinema abbia fortemente inciso nel processo creativo dell’artista (1897-1974), pittore, grafico e illustratore tra i più significativi cartellonisti cinematografici italiani del Novecento, che spesso elaborava il concetto alla base del manifesto desumendo i primi studi a matita direttamente dalle scene del girato, trasferendo su carta quanto il regista imprimeva sulla pellicola.

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Basandosi sul notevole apparato iconografico costituito da bozzetti, schizzi e disegni  – oltre che manifesti e locandine – provenientidal Fondo Ballester, conservato presso il Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Ateneo di Parma le autrici ripercorrono dettagliatamente l’opera di una delle voci principali della cartellonistica moderna, analizzando gran parte della sua produzione, “dagli esordi negli anni del cinema muto fino ai lavori realizzati alla soglia degli anni sessanta”, attraverso il “ricco repertorio” dall’archivio CSAC.

manifesti Ballester

Un approccio storico accurato che trova una sua ragione nei capitoli che di Ballester descrivono le origini, personali e professionali (“Anatomia di un mestiere dimenticato“), per poi analizzarne l’eredità, concentrandosi su Fondo e archivi (“La donazione come identità“), le fonti e il processo creativo (“Dallo schermo alla carta e dalla carta allo schermo“) – entrando nel dettaglio di manifesti e scene dei film rappresentati, con una meticolosa descrizione delle corrispondenze e i rimandi – fino a un vero e proprio excursus conclusivo punteggiato da alcuni dei suoi cartelloni più belli, con cui si conclude il volume, da Ombre rosse a Io ti salverò, da Salomè a Tempi moderni.

Dalle sperimentazioni narrative all’adeguamento del proprio linguaggio alle necessità dei committenti di una efficace comunicazione, nel libro si ricostruiscono gli anni degli esordi fino al momento di massimo successo,  una attività caratterizzata da una solida formazione, dagli studi delle correnti artistiche contemporanee e da una ricerca eclettica che portano Anselmo Ballester verso un esito solo apparentemente realistico, basato su un repertorio visivo che il grande pubblico aveva imparato a leggere e che gli veniva chiesto insistentemente, come dimostrano le numerose creazioni per le più grandi case di produzione cinematografiche nazionali e internazionali.

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Le doti comunicative, artistiche e d’inventiva di Anselmo Ballester hanno attraversato non solo la storia dal cinema, dal muto agli anni cinquanta con tutti i cambiamenti ad esso connessi, ma anche la storia del manifesto nella sua accezione più ampia, come emanazione del film e come mezzo autonomo in grado di veicolare modelli di comportamento e favorire processi di identificazione, come parte integrante della visione e dell’esperienza cinematografica di generazioni e generazioni di spettatori.

 

Anselmo Ballester Il cinema dipinto

 

Il volume, esito di una ricerca congiunta del CSAC e del CAPAS – Centro per le Attività e le Professioni delle Arti e dello Spettacolo dell’Università di Parma, si inserisce in una serie di pubblicazioni e iniziative in collaborazione tra la casa editrice Electa e CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma.