È, nelle parole di Antonietta De Lillo, «un’idea che cresce», anzi proprio «un bambino che cresce» il film partecipato: ovvero, più che un progetto, un’idea di cinema, e forse di società nata dalla regista e produttrice napoletana (con la sua marechiarofilm, fondata nel 2007) che nel 2025 spegne 15 candeline: «Ha a che vedere con una creatività circolare, che si muove tra chi partecipa per realizzare il proprio singolo lavoro e chi, come me, alimenta questa creatività». Nel corso del tempo, prosegue, «siamo tutti cresciuti insieme, e sono cresciute le immagini. Ora siamo in piena “adolescenza”, cioè in quegli anni dove uno dà inconsciamente il meglio di sé. Dove si rischia, anche».
L’anniversario si festeggia con l’arrivo de L’uomo e la bestia, il terzo film partecipato dopo Pranzo di Natale (2009, presentato alla Festa del Cinema di Roma e ora in streaming gratuito fino al 6 gennaio 2025 per marechiaro) e Oggi insieme domani anche, 2015, presentato al Torino Film Festival e Nastro d’argento speciale ad Antonietta De Lillo per il suo percorso nel cinema del reale. Il progetto de L’uomo e la bestia, lanciato nel 2016, è stato portato a compimento col supporto del MIC – Pnrr/digitalizzazione, innovazione, cultura – Next Generation EU e della Film Commission Regione Campania.
Celebrata anche la conclusione della seconda edizione di Fare un film, il percorso formativo (ideato da De Lillo e curato da Veronica Flora e Antonio Pezzuto) che sostiene la realizzazione di opere documentarie attraverso workshop (tenutisi a Palermo, Napoli e Roma) e attività di tutoraggio, parte dell’iter che porterà a L’uomo e la bestia. «Per tre anni abbiamo respirato questo tema lavorando insieme e instaurando un rapporto di fiducia», ricorda la cineasta: «Nel laboratorio non sono quella che insegna, dirigo il traffico della creatività. I soggetti sono sottoposti a osservazione non solo da parte mia, ma di tutti e dieci gli altri partecipanti».
Questo infatti il numero di selezionati (su oltre 150 iscritti al bando), fra cui le 3 giurie (formate da Marco Alessi, Alessandro Amato, Simonetta Amenta, Maria Bonsanti, Antonio Borrelli, Lorenzo Cioffi, Antonella Di Nocera, Carlo Hintermann, Luca Ricciardi e Stefano Savona) hanno scelto 7 progetti (di cui sono stati mostrati i trailer durante la cerimonia svoltasi lo scorso 16 dicembre a Roma) premiati con 3000 euro ciascuno e il tutoraggio artistico-produttivo fornito da marechiaro: L’isola dei gabbiani di Francesca Belli, Nelle pelle dell’altro di Leonardo Modonutto e Teresa Sala, Bobby di Erica De Lisio, L’uccello imbroglione di Davide Salucci, Furrylicious di Elisa Pontillo e un ex aequo: Close di Marta Esposito e Cuori alati. Il viaggio di ritorno di Alessandro Guerriero.
Bobby ha inoltre ricevuto il Premio AAMOD – Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico per il miglior riuso di materiale d’archivio, con la cessione dei diritti di tre minuti di repertorio, mentre Furrylicious ha preso parte agli incontri professionali nell’ambito del Premio Solinas – Documentario per il Cinema 2024. Tutti i vincitori, che saranno presto mostrati al pubblico, contribuiranno alla composizione del terzo film partecipato, assieme ai corti usciti dal Lab Creativo del Festival Pianeta Mare (diretto da Valerio Ferrara e ideato con la curatela artistica di Max Mizzau Perczel) sul tema delle Bestie marine. Del percorso per L’uomo e la bestia fa parte anche il contest in rete Animali metropolitani.
Ed è, più in generale, il nostro rapporto con l’animalità (compresa quella in noi stessi) ad aver orientato questa terza avventura del progetto di De Lillo e marechiaro: perché ogni film partecipato, sottolinea la regista, ha sempre fornito uno, anzi più sguardi sullo «stato delle cose di noi esseri umani: Il pranzo di Natale rappresentava la crisi del 2009, Oggi insieme domani anche l’arrivo, finalmente, di una legge sulle Unioni civili [anticipando l’effettiva entrata in vigore del provvedimento in Italia, NdA]».
Stavolta, il tema rimanda anche «A questa nostra società in guerra, una società degli eccessi, dove non riusciamo a placarci». Una realtà ben rispecchiata dalla contraddittoria relazione che abbiamo con gli animali: «Li amiamo troppo o li torturiamo troppo. Esattamente come facciamo con le persone. Siamo sempre meno capaci di avere rapporti con una giusta distanza». La filmmaker allora, per il 2025, esprime un auspicio, che sarà anche la chiave di elaborazione dei tanti materiali per L’uomo e la bestia: «Una bella pacificazione. Dove ognuno di noi trovi in sé stesso le ragioni della pace».
L’uomo e la bestia sarà anche il titolo della rassegna con cui marechiaro (col supporto di Paola Cassano e Giuseppe Borrone) aprirà a Napoli il 2025, nella Sala Perla di Bagnoli, alla presenza di ospiti del mondo della cultura, e segnatamente del cinema, oltre che dell’attivismo per l’ambiente e i diritti degli animali. E con una rosa di opere volutamente plurale nella forma e nel contenuto, fra animazione di ieri e di oggi, documentari, corti di associazioni animaliste e altro ancora. «Il mio modo di fare cinema», specifica al riguardo De Lillo (nella cui filmografia c’è un bestiario vastissimo, dalla scimmia de Il signor Rotpeter al recente autoritratto L’occhio della gallina, attualmente in tour per le sale italiane), «è un modo di fare cinema da spettatrice, quindi quando faccio una rassegna non ho un’idea editoriale unica».
La regista-produttrice ci tiene in ogni caso a rimarcare la dimensione corale del suo lavoro: «Senza gli altri, senza il supporto di Veronica Flora, Antonio Pezzuto, Elisabetta Giannini, di tutta la marechiaro, non saprei e non vorrei far niente. Perché sono anch’io un “modello avanzato di me stessa”. Quando ho iniziato a fare la fotografa, ed è stato importante perché ho capito quello che sapevo fare, ero sola. Il cinema invece mi ha dato quel senso della collettività che ho cercato da quando ho memoria. Il film partecipato mi ha offerto un rapporto di scambio dove la creatività rimbalza e cresce. È, non dico un’utopia, ma comunque qualcosa di potente. Quello che dovrebbe essere l’arte, per lo meno l’arte che a me piace».