Impersonare Pietro Ingrao immagino sia stata una grande responsabilità…
È stato un grande onore poter interpretare un personaggio a cui sono molto
legato anche da un punto di vista anagrafico, quando ero ragazzo Ingrao era un
punto di riferimento, era il ponte del partito verso i giovani, non sono mai stato attivo nella politica ma sono sempre stato interessato alla politica, sono di sinistra e ho votato PCI fino a che c’è stato. È stata l’occasione di rimmergermi in un’epoca lontana che però mi appartiene. Ho conosciuto le figlie di Ingrao e mi hanno raccontato che era una persona molto vicina alla sua immagine pubblica, quella di uomo aperto e moderno. In quegli anni il futuro sembrava a portata di mano, e tutte le sovrastrutture politiche e sociali avevano un’idea di come arrivare a quel progresso, la società all’epoca si stava laicizzando con il divorzio, il diritto all’aborto, la questione femminista che ancora oggi è urgente. Ora viviamo nella grande era digitale, siamo più progrediti, ma mi sembra che non possiamo più immaginarlo il futuro, mancano gli esempi, e quando questo succede tutto un po’ si degrada. Pietro Ingrao ed Enrico Berlinguer erano degli uomini retti, dei punti di riferimento, pensiamo all’enorme folla di gente che si ritrovò unita al funerale di Berlinguer, in cui sono convinto ci fossero anche persone estranee al PCI.
LEGGI ANCHE: Berlinguer – La grande ambizione, il trailer del film con Elio Germano alla Festa di Roma
Nella tua carriera hai spesso interpretato il ruolo del cattivo, come l’acclamato Samurai di Suburra – La serie, non ti pesa essere spesso dalla parte del male?
Non mi pesa il fatto di interpretare il villain perché è il gioco dell’attore, più il personaggio
si allontana dame e più mi diverto.La cosa che mi pesa è la lacuna che riscontro nella nostra cultura riguardo a questo, tra il pubblico, ma anche tra gli addetti ai lavori, ho incontrato spesso persone che hanno fatto fatica a capire che con Samurai, per esempio, non ho neanche un capello in comune. Secondo me ancora non si è capito bene cosa sia il mestiere dell’attore.
Quale ruolo ti piacerebbe interpretare in futuro?
Ce ne sono tantissimi,ma devo confessarti che una figura in particolare che vorrei impersonare è quella di San Paolo, sono aconfessionale e non ho nessun afflato per la religione,ma sono da sempre affascinato dalla storia di questo soldato cattivissimo che ha poi la conversione, un po’ come il personaggio di Robert De Niro in Mission, Rodrigo Mendoza, mi piace molto quando personaggi così controversi arrivano a un punto critico dopo il quale cambiano completamente vita.
Prossimi progetti?
Sarò ne La coda del diavolo di Domenico de Feudis, con Luca Argentero. Interpreto
un commissario che indaga sul protagonista, un ex poliziotto accusato di omicidio. Ho poi girato lo scorso anno Seconda Patria di Michael Kofler, ambientato in Alto Adige nel 1961, durante gli attentati da parte di un gruppo di terroristi sudtirolesi, un film molto interessante. E poi mi vedrete nella terza stagione di Petra con Paola Cortellesi. n