Bifest 2020, doppio premio per Roberto Benigni, con tanto di show

È stato un vero show quello di Benigni che, nel ricevere il premio Alberto Sordi come miglior attore non protagonista per il ruolo di Geppetto nel film "Pinocchio" e il Federico Fellini Platinum Award per l'eccellenza artistica, ha regalato al pubblico aneddoti e battute.

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Il direttore del Bif&st Felice Laudadio e la presidente Margarethe von Trotta hanno conferito ieri sera un doppio premio a Roberto Benigni che non ha regalato al pubblico del Bari international film festival un siparietto dei suoi.

«Awe, come stat? Felice di essere a Bari di nuovo, è una città che amo tantissimo. C’è Decaro in sala? Che bel sindaco. Voglio credergli se mi trova una casetta qua intorno, dove mangiare patate riso e cozze e sgagliozze». Così il premio Oscar Roberto Benigni ha salutato in dialetto il pubblico del Bif&st ricevendo il premio Alberto Sordi come miglior attore non protagonista per il ruolo di Geppetto nel film “Pinocchio” di Matteo Garrone e il Federico Fellini Platinum Award per l’eccellenza artistica.

Salito sul palco di piazza Libertà e accolto da un lungo e caloroso applauso, con la mascherina, che poi ha tolto, e le braccia al cielo ha esclamato: «Antonio vieni qua – ha detto al sindaco Decaro seduto in platea – , ci baciamo in bocca, pure col Covid. La prossima volta vengo io con un regalo per te».

Ed è iniziato così un vero e proprio show nel quale Benigni, che si è alzato a più riprese dalla sua poltrona per avvicinarsi al pubblico, si è lasciato andare a ricordi fin dall’infanzia (“Provengo da una famiglia poverissima ma aristocratica. Mio padre fu tenuto prigioniero in un campo di lavoro in Germania e quando tornò a casa a piedi, pesava appena 42 chili”) fino, appunto, alla sua interpretazione di “Pinocchio” (“Un personaggio che era nel mio destino, sia Fellini che mia madre mi chiamavano Pinocchietto, peccato non poter vedere un Pinocchio di Fellini”).

Credo di essere l’unico attore al mondo ad avere interpretato sia Pinocchio che Geppetto, un ruolo che mi aveva già proposto Francis Ford Coppola”.

All’autore di “Il Padrino” e “Apocalypse Now” è legato uno dei tanti aneddoti che hanno impreziosito l’incontro.

«Quando mi trovavo negli Stati Uniti per promuovere ‘La vita è bella’, andai a trovare il mio amico Tom Waits con il quale avevo interpretato Daunbailó: viveva in un posto sperduto in una specie di stamberga dove ci pioveva dentro, un vero maledetto. Qui mi raggiunse una telefonata con l’invito a cena da parte di Robin Williams, in cui ci sarebbero stati due o tre amici suoi: da lì a breve mi sarei trovato in una villa hollywoodiana seduto a tavola con Williams, Francis Ford Coppola, Steven Spielberg e Robert De Niro, altro che la casa di Tom Waits! Coppola parlava solo in napoletano, anzi parlava attraverso le canzoni napoletane. Fu in quell’occasione che mi disse che stava preparando un film su Pinocchio e che mi avrebbe voluto nel ruolo di Geppetto. In seguito, ci siamo incontrati altre due o tre volte finché non è fallita la sua casa di produzione, la Zoetrope, e lui ha dovuto abbandonare il progetto».

«Un’altra volta, sempre Robin Williams mi telefonò per dirmi che Liz Taylor voleva assolutamente incontrarmi perché’ lui e suo marito Rod Steiger avevano amato molto ‘La vita è bella’. Quando ci vediamo, a un certo punto Steiger mi prende sotto braccio e mi dice se potevo far lavorare sua moglie. Liz Taylor. Ma vi rendete conto?».

Sulla sua esperienza con Woody Allen: «Sono rimasto stupito dallo spazio che mi ha dedicato nella sua autobiografia. Solo che, nel libro, lui dice di avermi regalato una copia del Satyricon invece era del Decamerone, in cui  c’è una novella con due personaggi che avremmo potuto interpretare insieme».

Sulla moglie Nicoletta Braschi: «Tutto quello che ho fatto di bello lo devo a lei. Adesso mi piacerebbe scrivere e dirigere una commedia da interpretare insieme dopo 15 anni dall’ultima volta In ‘La tigre e le neve’, sto pensando a qualcosa che possa essere adatto a persone della nostra età».

Sull’amato Dante Alighieri: «Ha inventato il cinema, leggendo la Divina Commedia ci si rende conto che nei versi ci sono già il posizionamento della macchina da presa, il montaggio alternato, persino i droni…».

Il Premio Federico Fellini Platinum Award for Cinematic Excellence è stato consegnato a Roberto Benigni dalla Presidente del Bif&st, Margarethe Von Trotta. «Con lei parliamo sempre in tedesco», ha scherzato ancora Benigni «la lingua più bella per la poesia e la tortura».

L’ultima, fulminante battuta prima della standing ovation del pubblico e un lungo applauso che lo ha inseguito fin quando ha rindossato la sua mascherina ed è salito nell’automobile che lo ha riportato subito a Roma.

La motivazione del Premio

Un artista a trecentosessanta gradi che nel corso della sua straordinaria carriera ha saputo divertirci, emozionarci e commuoverci come pochi altri nella storia del cinema e della televisione riuscendo a dimostrare che –  se usati con sapienza – intrattenimento e cultura; ironia e saggezza; impegno civile e sberleffo; irriverenza ed eleganza, poesia e satira possono costituire una miscela unica, formidabile ed irresistibile per conquistare il pubblico italiano ed internazionale.

Esattamente trenta anni fa, nel 1990, usciva La Voce della Luna, l’ultimo film di Federico Fellini con Roberto Benigni e Paolo Villaggio protagonisti di un viaggio cinematografico toccante ed emozionante, reso ancora più rilevante dall’essere stato l’ultimo sogno cinematografico di Fellini.

Il suo personaggio – che si chiamava Ivo Salvini – passa il tempo a inseguire la luna nei pozzi e pronuncia una delle frasi più famose del cinema di Fellini: “Eppure credo che se ci fosse un po’ più di silenzio, se tutti facessimo un po’ più di silenzio, forse qualcosa potremmo capire”. Parole emblematiche ed attualissime – e quanto mai necessarie – che abbiamo posto come distico del nostro catalogo.

Una delle qualità più preziose alla base dello sguardo e dell’arte di Roberto Benigni è la sua curiosità nei confronti degli altri e della vita, presa non troppo sul serio, ma con ironia, lungimiranza e partecipazione da trasferire a storie e personaggi indimenticabili come quelli di Non ci resta che piangere, Il piccolo diavolo e La vita è bella. Film che brillano nel firmamento del cinema italiano accanto a quelli di Fellini che del suo “Robertino” Benigni ha detto: «Ha il fascino dei personaggi delle fiabe, delle grandi invenzioni letterarie. Rende credibile qualunque personaggio e tutti può abitarli. Amico degli orchi e delle principesse, dei ranocchi che parlano. Roberto Benigni è come Pinocchio».