Cannes 70: i film che mancano. E una riflessione…

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Tanti nomi, molti grandi autori, ma anche tante assenze. Ecco cosa manca. E cosa avrebbe dovuto esserci…

 

Facendo due conti, tra attesa e previsioni, quasi tutto quello che doveva esserci alla fine c’è: Haneke e la Coppola, Hazanavicius con il suo discusso biopic su Godard e il ritorno in Germania di Fatih Akin, senza dimenticare due colpi sicuri come Yorgos Lanthimos e Todd Haynes con The Killing Of A Sacred Deer e Wonderstruck. Eppure – includendo anche Lynch e la Campion che saranno sulla Croisette con prodotti televisivi come Twin Peaks e Top Of The Lake – all’appello della selezione di Thierry Frémaux per l’edizione numero 70 mancano alcuni grandi nomi e anche un po’ di Hollywood, a dire il vero. Non ci sarà Roman Polanski con D’après une histoire vraie, tratto da Da una storia vera di Delphine De Vigan, non ci sarà nemmeno Wim Wenders con la strana coppia Alicia Vikander e James McAvoy di Submergence, e tanto meno l’enfant prodige Xavier Dolan, infastidito l’anno scorso dalle polemiche e quest’anno pronto a girare al largo da Cannes con il primo film in lingua inglese: The Death and Life of John F. Donovan. E non ci sarà nemmeno Alexander Payne con Downsizing con Matt Damon e Kristen Wiig – forse a Venezia o Toronto, a questo punto – né Kathryn Bigelow con il nuovo Detroit, già pronto e atteso negli Stati Uniti il 4 agosto e che per molti sembrava logico, e interessante, potesse avere un’anteprima proprio a Cannes.

Se gli italiani meritano un discorso a parte (probabilmente le nuove opere di Virzì, Riso e dei Taviani sono destinate a Venezia), un bel nome come quello della scoperta turca Deniz Gamze Ergüven – rivelatasi proprio a Cannes – con Kings con (addirittura) Daniel Craig e Halle Berry sembrava inevitabile, così come l’ennesimo Woody Allen fuori concorso di Wonder Wheel con Kate Winslet e Justin Timberlake ci poteva stare. Ma se gli autori comunque ci sono – su questo non si discute, anzi, il punto è proprio quello – al momento sembra mancare completamente l’anima più giocosa e hollywoodiana del festival, quella che portava sulla Croisette tanto cartoon come Up e horror come Drag Me To Hell (era il 2009) quanto blockbuster cialtroni come Pirati dei Caraibi 4 (era il 2011) o il Robin Hood di Ridley Scott (2010) senza dimenticare che l’anno scorso per il fuori concorso arrivarono Steven Spielberg, Jodie Foster e Shane Black con The Nice Guys.

Insomma, la domanda è: tralasciando il sogno Dunkirk di Christopher Nolan (che non è un grande amante dei festival, lo abbiamo capito), ma invece di un corto come quello di Kristen Stewart ormai adottata dalla Francia, tra La mummia, Spider-Man: Homecoming, Wonder Woman e cartoon come Cars 3 e Cattivissimo Me 3 non c’era davvero nulla da portare e trasformare in evento? Oppure è una precisa scelta di Frémaux per avere più credibilità artistica e puntare a quello che gli sta sfuggendo da un po’ di tempo? Nelle ultime cinque edizioni degli Oscar hanno infatti vinto come miglior film due volte Toronto (Argo e 12 anni schiavo), due volte Venezia (Birdman e Il caso Spotlight) e una Telluride (Moonlight), con la Mostra capace anche di lanciare fenomeni come Gravity (sette Oscar e 700 milioni di dollari d’incasso), La La Land (6 Oscar e 438 milioni), Arrival (un Oscar e 200 milioni) e La battaglia di Hacksaw Ridge (due Oscar e 190 milioni). Insomma, per trovare un film di Cannes con la statuetta di miglior film in mano bisogna andare indietro addirittura di sei anni e fu proprio un francese a vincerla: Michel Hazanavicius, che dopo il passaggio sulla Croisette si portò a casa cinque Oscar grazie a The Artist. Che Frémaux stia pensando alla rivincita?

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