Cherry Juice, il post guerra in Bosnia-Erzegovina di Mersiha Husagic

L’attrice bosniaca Mersiha Husagic esordisce alla regia con Cherry Juice, storia di un incontro, di un film mancato e di una notte folle, per riflettere sulle ferite lasciate dai conflitti

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A trent’anni dalla fine della guerra in Bosnia-Erzegovina molte ferite restano aperte e non si smette di chiedersi cosa rimane quando i conflitti si placano, ma le conseguenze ancora mordono. L’attrice bosniaca Mersiha Husagic esordisce dietro la macchina da presa con Cherry Juice di cui è anche sceneggiatrice e interprete – che, prodotto anche grazie a un crowdfunding e presentato in anteprima nazionale alla 35ª edizione Trieste Film Festival, arriva nelle sale italiane dal 20 febbraio distribuito da Lo Scrittoio per raccontare al pubblico di ricordi dolorosi e rimossi. «Ma è anche la storia di due artisti – dice la neo-regista – che vivono una notte folle destinata a stravolgere le loro vite. Quindi un film sull’amore e sul cinema».

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La Husagic interpreta Selma, bosniaca di Sarajevo, che ha scritto una sceneggiatura sulla propria esperienza di rifugiata in Germania a seguito della guerra nell’ex Jugoslavia, ma poche settimane prima dell’inizio delle riprese il film viene cancellato, precipitandola in una spirale di smarrimento. L’attore protagonista, Niklas (Niklas Loffler), chiamato a interpretare la donna trans alla quale Selma vuole rendere omaggio, non viene avvisato dell’annullamento e, arrivato a Sarajevo, decide comunque di restare per trascorrere la notte di Capodanno in compagnia di Selma. L’incontro e lo scontro tra i loro mondi avrà effetti inimmaginabili. Tra commedia e dramma, realtà e finzione, autobiografia e invenzione, la regista, che da bambina ha lasciato il paese per raggiungere ad Amburgo il padre, un perseguitato politico, mescola toni, stili e linguaggi diversi trovando uno sguardo molto personale su un dramma che ha coinvolto milioni di persone.

«In questo momento storico – sottolinea – la guerra è diventata parte della vita di tutti noi , ed è costantemente al centro della nostra attenzione. Come possiamo vivere in un mondo in cui la violenza e la guerra sono parte del nostro quotidiano? Credo che proprio l’arte, il cinema in particolare, possa rappresentare uno spazio in cui cercare di dare risposta a questa domanda esplorando le emozioni personali e quelle del pubblico».