David di Donatello 67, tra commozione e famiglia

Il miglior film è È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino che vince anche il David come miglior regista

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Finalmente ancora una volta tutti insieme in un’unica sala”, Carlo Conti ha aperto con queste parole la 67esima edizione dei David Donatello in presenza negli iconici studi di Cinecittà, al suo fianco nella conduzione Drusilla Foer.

Una premiazione in presenza molto calorosa, all’insegna delle grandi emozioni e delle lacrime. Per tutti i premiati la dedica va alle famiglie che li hanno sostenuti, un’edizione, quindi, in cui il “collante” è stato l’amore. Da Eduardo Scarpetta a Teresa Saponangelo, da Silvio Orlando a Giuseppe Tornatore.

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Il primo premio della serata va a un’emozionatissima Teresa Saponangelo come migliore attrice non protagonista per È stata la mano di Dio. L’attrice che nel film ha interpretato la parte della madre di Sorrentino ha ringraziato la platea per la stima e il calore e poi il suo regista:

Grazie Paolo di avermi dato questa possibilità così importante e così intima per te. Il mio pensiero era quello di emozionarlo e siamo riusciti a emozionare un sacco di persone. Voglio dedicare questo premio alla mia famiglia che mi ha sostenuto negli anni anche economicamente, perché è difficile senza tanti mezzi arrivare a fare un percorso così lungo e importante. Volevo ringraziare Antonio Capuano e parte della mia famiglia artistica che è qui con cui ho iniziato, Nicola Giuliano, Mario Martone, Paolo Sorrentino, Toni Servillo, i produttori di questo film e la mia agente, il mio bambino che mi ha ispirato tantissimo a interpretare questo film e quando gli hanno chiesto: “Ma ti è piaciuto il lavoro di mamma?”, ha detto: “Toni Servillo è più bravo!””

Incredulo, in lacrime, quasi senza parole Eduardo Scarpetta, primo David alla prima candidatura, nel ruolo di Vincenzo Scarpetta in Qui rido io di Mario Martone, un ruolo legato alla sua famiglia, che ha dato ancora più valenza al premio ricevuto: “Mario mi disse che tutto nacque perché ha ritrovato il manoscritto originale di Qui rido io che scrisse Eduardo Scarpetta e che mio padre Mario ha consegnato a lui 25 anni fa. Oltre ad essere dedicato a Mario questo premio è dedicato a un altro Mario, mio padre, che io ho perso quando avevo 11 anni e mezzo, a mia madre che è a casa e mi sta guardando, e a mia sorella che è seduta in sala”.

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Anche per Laura Samani, migliore regista esordiente per Piccolo Corpo, David consegnato dai Fratelli D’Innocenzo, la dedica è per la famiglia: “In grande sintesi voglio dire grazie a chi ha detto di sì in questi anni, quindi innanzitutto ai produttori, alla mia famiglia che mi permette di esplorare il mondo e me stessa con le mie forze e secondo il mio desiderio”.

Colpo di scena per la categoria della migliore attrice protagonista con la vittoria dell’esordiente Swamy Rotolo per il suo ruolo in A Chiara di Jonas Carpignano, anche lei molto emozionata. A soli 17 anni la giovane attrice ha conquistato la giuria dell’Accademia: “Vorrei ringraziare tutta l’Accademia del cinema italiano, la mia famiglia che mi ha sempre supportato e sostenuto, i miei amici, le mie sorelle che hanno arricchito questo film, e Jonas che oltre a essere un fratello mi ha fatto conoscere questo mondo”.

Lacrime anche per il “veterano” Silvio Orlando premiato come migliore attore protagonista per il ruolo di Carmine Lagioia in Ariaferma di Leonardo Di Costanzo:

Non me l’aspettavo, lo giuro, vorrei dedicare questo premio a mia moglie, che sicuramente è la persona migliore che abbia mai conosciuto in vita mia. Vorrei ringraziare Toni Servillo senza il quale non sarei qui a prendere questo premio, naturalmente Leonardo di Costanzo che mi ha in qualche modo costretto a fare questo film, non mi sentivo all’altezza. Sta succedendo davvero questa cosa? Quest’anno sono stato con il teatro in 40 città diverse, tutti questi chilometri si vedono sulla faccia e sull’interpretazione del film”.

Ci sono applausi e applausi e, come ha sottolineato Carlo Conti, quelli ad Orlando da parte della platea sono stati avvero sentiti.

Il David come migliore documentario va al successo di critica e pubblico Ennio di Giuseppe Tornatore: “In queste settimane mi sono chiesto a lungo quale fosse la ragione del successo del film”, ha spiegato il regista, “non l’ho ancora trovata, credo che il segreto sia nel modo in cui Ennio si è raccontato, rivolgendosi al pubblico come a un amico del quale ci si possa fidare. Dedico il premio a mia madre e a Maria Morricone

Paolo Sorrentino vince il David come migliore regista e come miglior film per È stata la mano di Dio: “Qui ci sono molte persone con le quali ho cominciato, vorrei ringraziarli, ringraziare tutti i napoletani, mia moglie e i miei figli, mia madre, mio padre, mio fratello, mia sorella e tutta la mia famiglia che ho camuffato dentro il film senza la quale il film non ci sarebbe stato. Vorrei dedicare questo premio a Ludovica Bargellini che ha lavorato con me ai costumi, ed era anche un’attrice, e purtroppo non c’è più da pochi giorni.

Tra i David speciali quello a Sabrina Ferilli che ha dichiarato: “Io credo di avere 30 anni di carriera, il premio gratifica l’ego, non cambia la percezione di quello che si fa, però quando arriva a un certo punto te lo godi anche meglio perché è un premio che ti danno per il percorso probabilmente, per i tanti lavori fatti anche con persone straordinarie, molti sono seduti qui stasera e li ringrazio”.

Sul palco anche il mentore di Paolo Sorrentino Antonio Capuano, definito dal regista premio Oscar “maestro di libertà e vitalità”. “Non capisco perché mi applaudite”, ha dichiarato Capuano ritirando il David, “perché non me lo merito, ringrazio tutta l’Accademia a uno a uno, lo dedico alla mia ragazza che non c’è più”.

David alla carriera a Giovanna Ralli che ricorda come 70 anni fa è iniziata la sua carriera “proprio qui a Cinecittà dove giovane attrice mangiavo il mio cestino sul prato”. La vedremo prossimamente nel nuovo film diretto da Jasmine Trinca.