Della Casa: “L’arte non deve avere barriere”

Durante la presentazione della quarantesima edizione del Torino Film Festival, il direttore Steve Della Casa condivide il suo punto di vista in merito agli embarghi cinematografici

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Steve Della Casa

Nel drammatico momento storico che vede l’Ucraina presa d’attacco dall’esercito russo, Steve Della Casa, neodirettore del Torino Film Festival, alla presentazione della quarantesima edizione condivide la sua posizione in merito al cinema, e all’arte in generale, in tempo di guerra.

Steve Della Casa, critico cinematografico ora direttore del Festival del Cinema di Torino, annuncia grandi cambiamenti in vista della prossima edizione che celebrerà i quarant’anni dalla fondazione dell’evento cinematografico di Torino, ma non dimentica il tragico contesto storico in cui essa si inserisce.

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“Purtroppo, non possiamo dimenticare che c’è una guerra in corso. Nelle guerre non ci sono i buoni e non ci sono i cattivi, ci sono solamente le vittime”, ha detto Della Casa in conferenza stampa.

Il Torino Film Festival si svolgerà anche in questa edizione a fine anno, dal 25 novembre al 4 dicembre. La distanza che separa l’evento dall’attuale tragico momento di guerra sembra ancora grande e al di là delle varie previsioni in termini di politica internazionale, può restare viva prima di tutto la speranza che per quella data quanto è in corso oggi possa trovare più sereni sviluppi.

La riflessione in merito al comportamento da tenere in una manifestazione internazionale come il Torino Film Festival rispetto ai due Paesi coinvolti è, però, comunque presente. Altre importanti kermesse europee hanno già scelto di limitare l’accesso alle delegazioni russe durante lo svolgimento delle manifestazioni.

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Steve Della Casa, quindi, dice: “Il Festival è qualcosa di vivo, qualcosa che si confronta con il mondo che gli sta intorno. Anche questo sarà qualcosa di cui dovremo tener conto”.

Secondo il nuovo direttore del Torino Film Festival l’arte non dovrebbe avere limitazioni: “Penso che non dovrebbero esserci barriere quando c’è l’arte di mezzo”.

E a proposito dei possibili embarghi verso il cinema russo sottolinea: “C’è un sacco di cinema russo indipendente, ci sono persone che lavorano al di là di quello che è il loro rapporto con il governo in Russia così come in tutti i Paesi, Iran o Sud America. Non credo che si debbano alzare delle barriere doganali per quanto riguarda le idee”.

E aggiunge: “Non mi sembra che questa possa essere in qualsiasi modo una cosa che possa né fermare la guerra né aiutare le vere vittime, i civili”.

Della Casa ha un’idea precisa della possibile funzione dei Festival in questo ambito: “Portare un personaggio simbolo mi sembra una cosa che lascia il tempo che trova, ma se può servire per attirare l’attenzione per mettere anche solo un sassolino che blocchi l’ingranaggio della guerra, questo lo farò sicuramente”.

E conclude: “Io spero che la cosa finisca prima, il mio auspicio è questo”.