GIORNATA DELLA MEMORIA, “A GERMAN LIFE”: LA RECENSIONE

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Australia, 2016 Regia Christian Krönes, Olaf Storm, Roland Schrotthofer, Florian Weigensamer Interpreti Brunhilde Pomsel Distribuzione Feltrinelli Real Cinema, Wanted Cinema Durata 1h e 54’

 

Al cinema dal 27 gennaio 2017

Minuta, rugosissima, un intero reticolato di linee sembra dividere in quadratini la pelle del suo viso, ma dentro, protetti dagli occhiali, due occhi ancora luminosi osservano, interpretano, recitano, perorano. Brunilde Pomsel ha avuto la sorte di diventare nientemeno che la segretaria di Joseph Goebbels e di ritrovarsi con lui e Hitler nel famoso bunker di Berlino. Per quasi due ore ripercorre la sua storia, ogni tanto si commuove per il passato e per quello che ha scoperto poi. Sì, perché sostiene ancora che, come tutti i tedeschi dal 1933 al crollo, lei ha solo accettato in buona fede le bugie del partito, quindi “se è colpevole” lo è come tutti gli altri, avendo dato loro credito quando forse non avrebbe dovuto. In quanto agli ebrei, tra cui l’amica Ewa (poi morta ad Auschwitz), lei sino al 1945 pensò fossero messi “solo” in campi di prigionia e non sterminati.

Sono quattro registi, riunitisi sotto la sigla operativa di Blackbox Film, i responsabili di questa per molti versi agghiacciante intervista che esce distribuita da noi – dopo una anteprima seguitissima al Trieste Film Festival – proprio in occasione del Giorno della Memoria (il 27 gennaio), a ricordare le vittime dell’Olocausto. La donna racconta, sempre vigile (sin troppo), con i fari addosso a illuminarla e a risaltarne le rughe, con la sola compagnia di un fazzoletto con cui detergersi la saliva. Ogni tanto la sua memoria viene intervallata (alleggerita non direi proprio) da sequenze ritrovate o poco note, materiali di propaganda di nazisti o alleati, cinegiornali, documenti d’epoca.

Alla fine, la domanda resta: “come è possibile che una donna efficiente e tutt’altro che fanatica (a sentirla dire), non si sia accorta mai di nulla, con tutti i documenti che passava, gli scritti, le telefonate…”. Goebbels? Un grandissimo attore capace di trasformarsi sul palco da azzimato gentleman (non era molto alto) in un mestatore crudelmente anti-ebraico in grado di far urlare d’entusiasmo la platea con la prospettiva di una guerra totale (a sconfitta già certa!). Da notare che Brunhilde Pomsel si consegnò ai sovietici, con altri, con il cedimento del bunker, minimizzò il suo lavoro e scontò comunque cinque anni nelle galere di Mosca per poi tornare in patria ed essere riassunta alla Radio Nazionale tedesca sino alla pensione! Forse il suo personalissimo segreto è spiegato nelle didascalie finali: non si sposò mai, non ebbe figli ed è ancora viva (a 105 anni). Puro – e lasciatemi dire – un po’ meschino, spirito di sopravvivenza (come si disinteressa dell’amica è crudele nella sua laconicità!).

Massimo Lastrucci

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