Appassionante, penetrante, lucido e chiaro nell’esporre anche le vicende più controverse: lo stile e il linguaggio di Pablo Trincia stanno diventando la cifra distintiva non solo di un autore, ma di un genere vero e proprio, quello che riesce a coinvolgere un pubblico trasversale e a trascinarlo dal formato del podcast a quello dell’audiovisivo e viceversa. Con E poi il silenzio – Il disastro di Rigopiano Trincia mette a segno un altro racconto destinato a conquistare il pubblico.
Dopo il successo dell’uscita dell’omonimo podcast creato e scritto da Debora Campanella con Trincia, anche in qualità di voce narrante, e Paolo Negro anche alla regia, E poi il silenzio – Il disastro di Rigopiano, docuserie Sky Original, arriva sulla piattaforma streaming in versione video. I cinque episodi andranno in onda il 20, 21 e 22 novembre in esclusiva su Sky TG24, Sky Documentaries, Sky Crime e in streaming solo su NOW.
“Questa è una storia di famiglie spezzate, di legami recisi e ci siamo subito resi conto che dentro quell’hotel avremmo potuto esserci tutti noi. Entrare nelle loro storie e raccontarle è stato un bombardamento emotivo”, dice Pablo Trincia.
E poi il silenzio – il disastro di Rigopiano, la storia
La serie ripercorre sotto forma di inchiesta giornalistica la tragedia che colpì l’albergo Rigopiano-Gran Sasso Resort travolto dalla valanga che il 18 gennaio 2017 si abbatté sulla struttura causando 29 morti. Fu la valanga più letale mai registrata nell’Appennino e mise in ginocchio persino i soccorsi impegnati negli interventi di salvataggio, attivati troppo tardi dalle istituzioni, che riuscirono a trarre in salvo solo 11 delle 40 persone presenti nell’hotel al momento del disastro.
In E poi il silenzio – Il disastro di Rigopiano un’ampia raccolta di materiali audiovisivi, tra cui le impressionanti immagini delle operazioni di soccorso fornite dai Vigili del Fuoco, dal Soccorso Alpino, dalla Guardia di Finanza e dalla Guardia Costiera, unite ad inediti contributi video condivisi dai familiari delle vittime e dei superstiti, insieme al racconto di Pablo Trincia e alle interviste ai protagonisti della tragedia, a distanza di sette anni restituiscono un quadro completo dell’evento.
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Pablo Trincia
“Prima ancora dell’inchiesta giudiziaria, questa è una storia di persone e quelle persone dovevano avere voce, dovevano parlare e il loro dramma doveva arrivare a tutti gli ascoltatori”, dice Trincia alla presentazione della docuserie Sky avvenuta non a caso proprio a Pescara lo scorso 18 novembre, a poco meno di dieci giorni dall’udienza in Cassazione fissata per il prossimo 27 novembre. “È stato un lavoro lungo, duro, abbiamo fatto delle scelte anche registiche significative, ma l’importante per noi è che le persone che ascoltano il podcast e che guardano la serie sentano con il proprio corpo che cosa è successo. Volevamo far sentire proprio fisicamente quell’idea di freddo, di paura, di buio, l’angoscia che queste persone hanno vissuto a Rigopiano”.
Quelle del disastro di Rigopiano sono le storie di tante famiglie dentro cui Trincia è entrato con la sua consueta passione, ma anche con un coinvolgimento emotivo che, dice l’autore, gli è costato molto e in profondità in termini di partecipazione al dolore. “È un qualcosa di molto più grande di Rigopiano, è la storia della vita umana ed è una storia universale”.
E POI IL SILENZIO – IL DISASTRO DI RIGOPIANO | L’intervista a Pablo Trincia
Le vittime
Le vittime sopravvissute e i parenti delle persone scomparse cercano ancora oggi giustizia per la tragedia che insieme a quella valanga si è abbattuta sulle loro vite. Giampaolo Matrone, ospite dell’Hotel Rigopiano al momento del disastro, e Marco Foresta, figlio di Bianca Iudicone e Tobia Foresta deceduti sotto la neve e le macerie dell’albergo e rappresentante del “Comitato Vittime di Rigopiano”, ancora faticano a rivivere quel tragico evento, ma a Pescara raccontano di essere stati lieti di aver potuto partecipare ad un progetto anche “terapeutico”, che ha consentito loro di affrontare un dolore che non trova in nessun modo alcun risarcimento.
“Non so cosa aspettarmi dalla sentenza. Secondo me non c’è stata giustizia nei confronti dei nostri familiari e nei confronti delle vittime – dice Foresta – Non credo che lo Stato potrà mai andare contro lo Stato stesso. Se la sentenza dovesse essere ribaltata si ricomincia tutto da capo e sarà un processo lungo che rischia di andare in prescrizione. Perciò non so cosa sia meglio”. Per Matrone è un traguardo che quante più persone possibile attraverso la docuserie vengano a conoscenza di ciò che realmente è accaduto quel terribile 18 gennaio del 2017.
La valanga
Di giustizia verso le vittime, veri “fantasmi” che in E poi il silenzio tornano dal passato per raccontare la propria storia, parla anche il regista Paolo Negro. Descrivere la valanga che ha generato quei fantasmi è stata la cosa più difficile per Negri: “La grande protagonista di questa storia è la valanga e non ci aspettavamo che nessuna delle persone coinvolte non sarebbe stata in grado di raccontarcela. La valanga è rimasta nei loro racconti come qualcosa di astratto e ogni testimonianza, contaminata dal trauma, ne dava un’interpretazione diversa e particolare, a volte anche onirica. Ci siamo resi conto che questa valanga era qualcosa di intangibile, di irraccontabile e allora abbiamo dovuto utilizzare un altro strumento per rendere l’immagine. L’intelligenza artificiale introduce l’elemento stocastico, casuale e anche visionario per rendere l’idea della valanga”.
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