Effetto Omicron: il cinema fa un passo indietro

I cinema restano aperti ma l’industria cinematografica trema di nuovo

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Morbius

Come in un déjà-vu che mette insieme lo sconforto dei diversi mesi passati dal 2020 a oggi, il cinema sembra fare un passo indietro. Le ottimistiche previsioni che poco più di un mese fa alimentavano le aspettative dell’industria cinematografica sono svanite, sostituite da un generalizzato disorientamento e un malcelato sconforto.

Cosa è successo al cinema da un mese a questa parte?

A inizio dicembre, nonostante una certa risalita dei contagi, l’intero comparto cinematografico cominciava a guardare al futuro con un moderato ottimismo. La famosa ripresa che tutti, esercenti, distributori e produttori cinematografici, attendevano da quasi due anni sembrava un miraggio meno lontano. Le sale erano state riportate a piena capienza e i grandi titoli avevano ricominciato a circolare.

Le festività natalizie, con un’offerta di film variegata e nutrita quasi come in tempi pre – pandemici, avevano fatto sperare in un aumento degli incassi al botteghino che potesse restituire un minimo di ossigeno all’intera filiera.

Invece, no. Escludendo il record di Spider Man: No Way Home, il divario tra i suoi oltre 22 milioni di incassi, solo in Italia, e le cifre ben più basse dei suoi rivali in sala nello stesso periodo lascia sconcertati. A ciò si è quasi contemporaneamente aggiunta una nuova ondata di paura dovuta alla circolazione della variante Omicron a cui è seguito un vertiginoso aumento dei contagi.

Il termometro della situazione cinematografica si misura anche dalle notizie provenienti dall’estero. Tanto in Europa quanto negli USA il grande numero dei contagiati, anche rispetto ad una popolazione ancora non del tutto vaccinata, ha creato allerta e stimolato provvedimenti. Non solo sono stati rinviati o disdetti grandi eventi, come il Sundance Film Festival, passato interamente online, ma in alcuni Stati, come l’Ontario, le sale cinematografiche sono state del tutto nuovamente chiuse.

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A fronte della tenacia del Festival del Cinema di Berlino che continua a mantenere il punto su un’edizione in presenza, sebbene ridotta nei giorni e nella capienza delle sale, le grandi società di distribuzione fanno un passo indietro e una dopo l’altra hanno cominciato a ritirare i propri prodotti dal programma delle prossime uscite in sala. Spencer, Morbius, Red, tutti titoli attesi tra la fine di gennaio e il mese di febbraio, sono stati rinviati (o annunciati solo in piattaforma come il film Disney Pixar).

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Le sale continuano a restare aperte e la loro capienza è rimasta invariata, ma la preoccupazione proveniente dall’estero ha contagiato anche l’Italia che a sua volta sta via via rimandando un titolo dopo l’altro. Da Il sesso degli angeli di Pieraccioni a Vicini di casa di Paolo Costella anche i titoli italiani cominciano a farsi indietro.

Mario Lorini presidente dell’Anec, l’associazione nazionale degli esercenti del cinema, sentito dall’AdnKronos, spiega tale scelta di prudenza: “In teoria, il numero di persone che essendo vaccinate possono entrare in una sala cinematografica ora è più alto, con l’introduzione dell’obbligo di vaccino per gli over 50. Ma starei ben attento a non tracciare una equazione così puntuale”. Lorini sottolinea che viviamo ancora in un tempo di sospensione in cui, nonostante i vaccini, l’abitudine alla sala da parte degli spettatori non è tornata come prima. Senza considerare la buona percentuale di persone non ancora vaccinate e il divieto di effettuare consumazioni in sala, tutte cose che continuano a tenere il pubblico lontano dai cinema.

Gli fa eco dall’Ansa Giampaolo Letta, ad di Medusa: “Ci siamo trovati dall’oggi al domani in questa situazione, fino a metà dicembre ancora si sperava in un Natale discreto e, se togliamo il dato del caso Spider-Man, oggi il disastro sarebbe ancora più grande. A farne le spese soprattutto il cinema italiano, noi per primi con il risultato di Supereroi di Paolo Genovese (546mila euro in tutto) che pure aveva aspettato la sala dal precedente lockdown. A questo punto noi freniamo le macchine e sospendiamo il film di Costella”.

Diversa è la posizione di Massimiliano Orfei, l’ad di Vision Distribution, che sempre dall’Ansa dichiara: “Non bisogna farsi prendere dal panico, anche se la tentazione di mollare è forte. Noi confermiamo tutte le uscite, a cominciare da America Latina dei D’Innocenzo il 13 gennaio, perché se mettessimo tutto in pending far tornare la gente al cinema poi sarebbe un’impresa titanica e non possiamo permettercelo”.

Agostino Saccà, ex dg Rai, fondatore di Pepito produzioni, più simpaticamente conclude: “Il pubblico c’è, aspetta di tornare e anche se gli incassi delle feste dimostrano un dato psicologico che oggi ci sembra insuperabile, perché condizionato dall’ansia, terrorizzato, per quanto sappiamo che la sala è un luogo sicuro, i segnali che l’amore non è finito ci sono. Insomma per dirla alla Eduardo ‘adda passa’ a nuttata’ e poi la mancanza di cinema nella bellezza dell’esperienza di sala tornerà a farsi sentire”.