“Una storia d’amore tra una madre e un figlio” la definisce Enrico Maria Artale, regista di El Paraíso con Edoardo Pesce, Margarita Rosa De Francisco, Maria del Rosario e Gabriel Montesi. Un film vincitore del Premio Orizzonti per la Miglior Sceneggiatura e per la Miglior Interpretazione Femminile (oltre che Premio Arca – Cinema Giovani della giuria tra i 18 e i 26 anni) a Venezia 80, che dal 6 giugno sarà al cinema in Italia, distribuito da I Wonder Pictures.
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IL FATTO:
Julio Cesar ha quasi quarant’anni e vive ancora con sua madre, una donna colombiana dalla dirompente personalità. I due condividono una casetta sul fiume piena di ricordi, i pochi soldi guadagnati lavorando per uno spacciatore della zona, la passione per le serate di salsa e merengue, un’esistenza ai margini vissuta con amore simbiotico e opprimente. Il precario equilibro va in crisi con l’arrivo di Ines, giovane colombiana al suo primo viaggio come “mula” della cocaina. Tra desiderio e gelosia la situazione precipita rapidamente, al punto che Julio si troverà a compiere un gesto estremo, in un viaggio doloroso che lo porterà per la prima volta nella sua terra di origine.
L’OPINIONE:
Enrico Maria Artale ha definito il suo film «una storia d’amore tra una madre e un figlio», sottraendo quel legame complesso, contraddittorio, misterioso e disfunzionale ai confini dell’incestuoso, a un facile giudizio che induca a parlare di follia. Girato in continuità per consentire il naturale sviluppo del rapporto tra i due protagonisti, El Paraíso non può che avere il suo punto di forza nell’interpretazione e nella complicità di due attori, Edoardo Pesce, coinvolto sin dalle prime fasi del progetto anche in veste di coautore del soggetto, e Margarita Rosa De Francisco Baquero, migliore attrice nella sezione Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia, dove il film è stato premiato an- che per la sceneggiatura, scritta dal regista stesso a partire dal proprio rapporto con la madre. Rabbia e bisogno di emancipazione, paura e solitudine, gelosia e ambiguità sono gli elementi che il regista mette in campo in un insolito e solido racconto di formazione che procede con sicurezza e onestà.
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I precedenti film di Artale, Il terzo tempo e il documentario Saro.