Elio, il nuovo Disney Pixar parla italiano con Alessandra Mastronardi e Adriano Giannini

I due sono tra i doppiatori dell'animazione in sala

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Elio Disney Pixar

Il 18 giugno 2025 è la data di uscita del nuovo film Disney Pixar, Elio, un’avventura di fantascienza dalle influenze importanti (Alien, La cosa, Incontri ravvicinati), con un pizzico di Goonies e di Navigator, che arriva dopo un trailer che onestamente rischiava di rendere al meglio tutto quello che Madeline Sharafian, Domee Shi e Adrian Molina ci hanno messo dentro. La regista del corto La tana, quella di Red e premio Oscar per Bao, e il co-sceneggiatore e co-regista di Coco (rispettivamente) ci raccontano infatti la storia di un bambino di 11 anni il cui più grande desiderio è quello di essere rapito dagli alieni, ma perché?

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Elio, trama

Elio, un fanatico dello spazio con una fervida immaginazione e una grande ossessione per gli alieni. Così, quando viene teletrasportato nel Comuniverso, un’organizzazione interplanetaria con rappresentanti di galassie lontane, Elio è pronto per un’impresa epica. Identificato per errore come leader della Terra, Elio deve stringere nuovi legami con eccentriche forme di vita aliene, superare una crisi di proporzioni intergalattiche e scoprire in qualche modo chi è, e dove è veramente destinato a stare.

Elio Disney Pixar

Ma questa divertente disavventura cosmica, come sempre, arriva in Italia con un cast di doppiatori che merita di essere citato – da Neri Marcorè al piccolo Alexander Gusev, da Andrea Fratoni (Elio) a Lucio Corsi – e ascoltato, come nel caso di Alessandra Mastronardi e Adriano Giannini. La prima è la voce di zia Olga (Zoe Saldaña nella versione originale), il secondo del minaccioso Glordon, padre dell’alieno amico del protagonista.

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Ci sono dei tanti piccoli messaggi sul rapporto tra genitori e figli, disseminati in tutto il film – sottolinea Alessandra Mastronardi. – Come quando Gordon enumera tutti gli aggettivi con i quali pensa di essere stato considerato dal padre, ed è divertentissimo perché ti rendi conto come i figli riescano a cogliere quando li tratti come un mal di testa, o gli dai del problema, ma anche come da figlio lui sia convinto che il padre non lo distinguerebbe mai dal suo clone e che non lo conosca“.

 

Elio Disney Pixar

Ma come sono arrivati a questo film Alessandra Mastronardi e Adriano Giannini?

ALESSANDRA MASTRONARDI: Quando mi hanno chiamato per fare il provino per Elio, ero emozionatissima perché sono dell’86 e sono cresciuta con tutto il mondo Disney, poi Disney-Pixar, e per me è stato come entrare in un piccolo tempio, o a fare parte di una famiglia. Soltanto l’idea di poter prestare la voce a un personaggio – tra l’altro interpretato da Zoe Saldana in modo meraviglioso e molto umano – è stato divertentissimo. Non avevo, ovviamente, la percezione completa della storia e quando l’ho scoperta ho pianto, già a metà film ero lì che piangevo, perché è una storia che parla un po’ a tutti noi. Il mondo magico della Pixar fa questo, prende delle immagini, dei personaggi per bambini, ma parla al bambino che abbiamo dentro anche noi adulti, ed sono universali tanto il tema della solitudine quanto il sentire di usurpare un posto che non è il tuo, il chiederti se davvero appartieni a quel posto. Io almeno l’ho visto così. E poi c’è una frase, alla fine, che dice “non sei unico, non sei solo, sei speciale” che è come se fosse un messaggio a tutti i bambini, soprattutto oggi con un mondo dei social che ti mette sempre davanti una perfezione che non esiste, e che un film ti dica che ogni bambino può sentirsi speciale perché è unico e non è solo, penso sia uno dei messaggi più belli che la Pixar potesse mandare.
ADRIANO GIANNINI: Io rimango sempre molto affascinato da come questi film di animazione riescano a portare lo spettatore sempre al confine dell’emozione, e anche oltre, spesso anche della commozione, cosa che al cinema non di animazione riesce sempre meno. E per me rimane un mistero come la bravura di questi autori, di questi artisti, riesca a far sciogliere il pubblico, emotivamente.

Un’esperienza già fatta per entrambi quella del doppiaggio, ma in modo diverso, cosa è stato più complicato stavolta?
AG: Tecnicamente, devo dire che i doppiaggi di animazione sono generalmente molto più faticosi vocalmente, perché ai personaggi succedono cose che raramente succedono nei film normali. Questo comporta uno sforzo vocale maggiore, rispetto ad altri film. In questo caso è stato uno sforzo abbastanza intenso, perché il personaggio di Lord Grigon è come posseduto, è costantemete furioso, pervaso dall’ira, e questo comporta una certa dose di energia, uno sforzo delle corde vocali, e nonostante io di solito faccia più turni al giorno, in questo caso facevo solo tre ore. Mi andava via la voce, per cui ho distribuito in lavoro in varie giornate, perché notavo un abbassamento netto della voce a fine giornata.
AM: Io mi sono approcciata davvero in punta di piedi all’impegno, con un’immensa umiltà, perché non l’avevo mai fatto, e il nostro direttore del doppiaggio Massimiliano Manfredi mi ha aiutato tantissimo a sentirmi a mio agio, a farmi sentire sicura, non giudicata, perché nel mondo del doppiaggio ci sono delle voci… È un lavoro complicatissimo, e noi abbiamo delle voci meravigliose in Italia, per cui personalmente ho cercato di rispettare l’interpretazione di Zoe Saldana, l’originale zia Olga, perché non volevo assolutamente sopraffare la sua interpretazione, ma rispettare le sue scelte stilistiche e artistiche. Detto questo, mi sono divertita molto, e lo rifarei, ma non dipende da me.

Nel film sembra esserci una rilettura interessante dei ruoli femminili e maschili nei personaggi, che effetto vi ha fatto?
AG: È una rilettura che porta a un’esplorazione profonda del sé, e questo va sempre bene. Nel caso del mio personaggio, proprio dietro la corazza c’è dell’altro, c’è un mondo emotivo, un mondo del sentire che forse il maschile deve frequentare di più.
AM: Io credo che sia fondamentale partire dall’educazione dei più piccoli nel lanciare messaggi ed educare a una visione paritaria e diversa della mamma del papà. Come ho detto io sono cresciuta con film nei quali erano tutti orfani o c’erano mamme sole, diciamo che la Pixar è sempre stata molto attenta, soprattutto in questo periodo, a ribaltare i ruoli, a insegnare ai più piccoli che le figure della mamma e del papà possono anche cambiare. Probabilmente la famosa parità che tutti quanti cerchiamo di raggiungere oggi, l’orrenda battaglia che noi donne stiamo cercando da anni di portare avanti, nella speranza che un giorno non sia più una battaglia, deve iniziare da là, perché non è soltanto dalle istituzioni che deve partire, ma dalla società più piccola che c’è, la famiglia, e i rapporti che ci sono dentro casa devono essere il primo vero esempio di parità per poi estendersi su una scala più larga. È giusto che la Pixar, come la Disney faceva negli anni ’40 e ’50, mandi un messaggio, riscriva la realtà.

Elio Disney Pixar