Elvis, la recensione

Il biopic di Luhrmann su Elvis Presley presentato al Festival di Cannes 2022, che vede coprotagonista Tom Hanks, sarà in sala dal 22 giugno con Warner Bros.

0
Austin Butler e Tom Hanks, Elvis

Atteso e discusso, Elvis di Baz Luhrmann con Tom Hanks ha finalmente avuto la sua première a Cannes 2022. Il regista australiano degli indimenticabili Moulin Rouge! (2001) e Il grande Gatsby (2013) si è cimentato nella difficile impresa di raccontare l’icona del rock americano attraverso il punto di vista del suo manager, il Colonnello Tom Parker, figura tuttora controversa.

Elvis era uno degli eventi più attesi al 75° Festival di Cannes e l’immaginazione creativa e sovrabbondante di Luhrmann ha certamente regalato al pubblico uno spettacolo di grande impatto, cosa che era esattamente tra gli obiettivi del regista.

L’affascinante Austin Butler, già scelto da Jim Jarmusch per I morti non muoiono (2016) e da Quentin Tarantino per C’era una volta a… Hollywood (2020), è l’interprete di Elvis Presley, protagonista di un racconto ricostruito attraverso la voce narrante di Tom Hanks nei panni del Colonnello Parker.

Luhrmann ha affrontato la sfida di proporre al pubblico la sua versione della biografia di uno dei più amati artisti del secolo scorso innanzitutto con grande studio. Le sue ricerche sono partite dall’infanzia del cantante e attore statunitense e si sono estese al controverso rapporto con il suo manager, accusato di aver sfruttato fino allo sfinimento la persona e l’immagine dell’artista da lui stesso creato.

Elvis si muove così tra la celebrazione di un mito e il racconto storico di un’epoca ricca di cambiamenti. Luhrmann, coadiuvato nella scrittura del film da Sam Bromell, Craig Pearce e Jeremy Doner, miscela questi due aspetti tanto sul piano emotivo quanto su quello della struttura narrativa. Qua e là inserisce circostanze storiche, come l’assassinio di Martin Luther King e poi di Bob Kennedy, che offrono la cifra distintiva di un momento storico e culturale di grande fermento. Al tempo stesso mostra le ripercussioni che queste circostanze ebbero in particolare sul protagonista e sulla sua relazione con la musica e il suo pubblico.

Ed è proprio sulla relazione di Elvis con i suoi fan che Lurhmann pone un forte accento. Non c’è nel film un vero e proprio giudizio di valore su nessuno dei personaggi. Lo spettacolo, i suoi colori, le atmosfere, interiori ed esteriori, e soprattutto la musica dominano il racconto.

Il film si apre con una vera e propria epifania, quella del cantante che da bambino, unico bianco in una comunità di neri, scopre la musica. Le sonorità e persino l’espressività corporea del gospel e del soul lo pervadono al punto da farlo diventare, crescendo, una sorta di fenomeno unico: un cantante bianco capace di sintetizzare nella sua voce e nella sua musica influenze country e blues. Parker è l’uomo che lo segue e lo osserva convinto di essere il solo in gradi portarlo al successo.

Nonostante la passione del regista e sceneggiatore per gli intrecci di tipo shakespeariano, in questo doppio racconto, da una parte quello in voice over di Parker e dall’altra quello su Elvis Presley, l’unico vero protagonista della storia sembra essere lo spettacolo. Lo stesso Luhrmann ha dichiarato di aver prestato a questo aspetto una grande attenzione proprio al fine di creare un prodotto in grado di invogliare il pubblico a tornare in sala dopo i lunghissimi mesi di crisi.

E naturalmente la musica. I brani di Elvis Presley che puntellano il film, in un crescendo indubbiamente coinvolgente, sono interpretati dallo stesso Butler con maniacale, a tratti esasperata, ricerca di imitazione dell’orinale. Mentre colonna sonora, composta da Elliott Wheeler, si prende molte libertà, aggiornando spesso le musiche dell’epoca con sonorità più contemporanee. Il singolo di chiusura di Elvis è un brano interpretato dai Maneskin, una loro versione dell’iconica hit ‘If I Can Dream’.

LEGGI ANCHE: Elvis, il nuovo trailer del film di Baz Luhrmann

RASSEGNA PANORAMICA
voto
elvis-la-recensioneAtteso e discusso, Elvis di Baz Luhrmann con Tom Hanks ha finalmente avuto la sua première a Cannes 2022. Il regista australiano degli indimenticabili Moulin Rouge! (2001) e Il grande Gatsby (2013) si è cimentato nella difficile impresa di raccontare l’icona del rock americano...