Encounter, Riz Ahmed dal rock duro a una storia sci-fi

L’attore britannico, primo musulmano nominato per l’Oscar come protagonista, ci racconta il suo ruolo in Encounter, disponibile da oggi su Amazon Prime Video: «Voglio esplorare territori che mi costringano a crescere»

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Riz Ahmed, Encounter

Dopo aver ottenuto la nomination all’Oscar come miglior attore protagonista grazie a Sound of Metal – primo musulmano a ricevere tale riconoscimento nella categoria – Riz Ahmed torna a collaborare con Amazon grazie a Encounter, opera seconda di Michael Pearce, storia di un soldato che vuole difendere i propri figli da una minaccia aliena. Un dramma che si presenta come un affascinante mix tra L’invasione degli ultracorpi con Thelma & Louise, in cui l’attore britannico di origini pakistane regala l’ennesima prova di indubbio spessore. Il film arriverà sulla piattaforma streaming il 10 dicembre e vede nel cast anche l’attrice premio Oscar Octavia Spencer, Rory Cochrane e Janina Gavankar. Abbiamo incontrato Riz Ahmed per parlare di Encounter e del suo lavoro sul personaggio.

Malik Khan è un personaggio con un arco narrativo molto complesso: quale è stata la chiave per capire come interpretarlo?

Nella realtà non comprendiamo in pieno la psicologia delle persone, allo stesso modo io non credo di poter capire completamente i personaggi che interpreto. Ho fatto ricerche approfondite, parlato con veterani di guerra ed ex forze speciali che hanno avuto le stesse esperienze di Ma- lik. Quello che mi aiuta nel costruire tali personaggi è la connessione emotiva: dai miei incontri ho capito come in realtà pochissimi soldati hanno combattuto per una bandiera, mentre lo hanno fatto per la propria famiglia. Questo mi ha aperto la porta per capire il personaggio: voler proteggere i tuoi cari in un mondo così incerto. Più della psicologia quindi contava arrivare al suo stato emozionale. Durante il film ci si chiede cosa stia succedendo nella testa di Malik, per me era importante tener vivo questo dubbio.

Sotto certi aspetti Encounter racconta lo stato attuale dell’America: cosa vorrebbe che il pubblico recepisse vedendo questo film?

Spero che gli spettatori rimangano prima sorpresi, poi provocati e scossi. È la storia di un padre e dei suoi figli, mostra quello che passa dentro una famiglia: gioia, amore ma anche frustrazione e rabbia. Ha l’immaginazione di un film di genere e la complessità di un dramma psicologico, di uno studio di caratteri. È un’opera con molti strati, corposa e appagante.

Encounter, come il precedente Sound of Metal, mette in scena per- sonaggi ai margini del tessuto sociale. Quanto è importante dar loro voce?

Voglio esplorare territori che mi sottraggano alla solita area di conoscenza, che mi costringano a imparare e crescere. Spero che anche il pubblico si senta obbligato a uscire dalla propria comfort zone e vivere dentro la pelle dei personaggi. Più grande è la distanza che li separa dalla vita di Malik, più grande sarà la possibilità che il loro sguardo cambi.

Quale è la differenza maggiore tra lavorare a un personaggio di un film e lavorare a quello di una serie televisiva?

Il cambiamento non avviene davanti alla macchina da presa ma dietro. Quando giri uno show devi mantenere la stamina, la connessione col personaggio per molto tempo, mentre un film in un certo senso è come uno sprint. Bisogna adoperare la propria energia in maniera diversa, soprattutto fuori dal set. Quando reciti invece tenti sempre di mantenere il livello di verità del tuo ruolo il più alto possibile, che si tratti di una serie o di un lungometraggio.

Può dirci il suo prossimo progetto?

Exit West di Yann Demange, regista di cui sono amico da molti anni. È l’adattamento del romanzo di Mohsin Hamid, l’autore di The Reluctant Fundamentalist che avevo già portato sul grande schermo con Mira Nair. È un progetto a cui tengo