Ero in guerra ma non lo sapevo, il terrorismo della Milano di fine anni ’70

Al cinema il 24, 25 e 26 gennaio il film con Francesco Montanari e Laura Chiatti

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Il 22 gennaio 1979, nel pieno dei cosiddetti “anni di piombo” e del terrorismo, il gioielliere Pierluigi Torreggiani, in cura per un cancro ai polmoni, subì un tentativo di rapina durante una cena in una pizzeria dopo una televendita. Toreggiani e un collega, che erano armati, reagirono, e nella colluttazione morì uno dei rapinatori, oltre ad un altro avventore. Il risalto dato dai giornali alla vicenda, e la nomea di ‘’giustiziere’’ di estrema destra con cui il 42enne piccolo gioielliere si trovò a fare i conti, lo trasformarono in un potenziale bersaglio per i gruppi terroristici attivi a Milano in quegli anni.

I Proletari armati per il comunismo, di cui era tra i leader quel Cesare Battisti estradato in Italia lo scorso anno dopo quattro decenni di latitanza, lo colpirono a morte 26 giorni dopo, mentre apriva il negozio in compagnia di due dei tre figli dopo aver ignorato la richiesta della scorta che gli era stata assegnata di rimanere in casa, a causa di un intervento d’urgenza richiesto agli agenti. Nella sparatoria, il figlio Alberto, promessa del calcio, venne ferito alla spina dorsale (forse da un colpo sparato per difesa dallo stesso Torreggiani) e da allora ha perso l’uso delle gambe. Il film è ispirato proprio all’omonimo libro scritto da Alberto Torreggiani su quella terribile vicenda, e ripercorre fatti, caratteri, atmosfere dei 26 giorni trascorsi tra il tentativo di rapina e l’agguato al gioielliere.

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DUE MONDI INCONCILIABILIIl ritratto della Milano di fine anni ’70 in cui piccoli imprenditori come Torreggiani cercavano di costruire il loro benessere, non credendo possibile poter diventare loro stessi bersaglio dei gruppi terroristici che terrorizzavano il Paese per aver difeso piccoli averi e famigliari, è il punto di forza del film, che restituisce atmosfere e stati d’animo dell’epoca, trasportando lo spettatore in quegli anni da incubo. Mentre i negozi di Torreggiani si svuotano per la paura dei potenziali clienti, e il telefono della sua casa è bersagliato da telefonate anonime di minaccia, lui (interpretato con energia da Francesco Montanari), impegnato nel sostegno di una polisportiva e premiato anni prima con l’Ambrogino d’oro per l’impegno sociale e la filantropia, non accetta che il suo stile di vita possa peggiorare a causa di una vicenda nella quale si sente vittima. Confida nella sua pistola (che la sera della rapina, per altro, non aveva usato), ed è sordo alle richieste di prudenza delle autorità e della moglie (una convincente Laura Chiatti). Finendo col correre dritto verso l’epilogo più tragico.

LO ASPETTIAMO PERCHÉ… Il Paese ha avviato da anni una (faticosa) riflessione sui grandi temi e le grandi vittime degli anni del terrorismo. Ma storie come queste, dalle dimensioni più private, aiutano a cogliere in modo forse persino più efficace la reale profondità della spaccatura che attraversò il Paese in quegli anni.