Bergamo Film Meeting, nel cuore del cinema europeo

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Lontani da Hollywood ma vicini al cuore vivo della settima arte. Il 37mo Bergamo Film Meeting conferma che in Europa si fa grande cinema, che parla al cuore e all’intelligenza dello spettatore. Dal 9 al 17 marzo, in 9 giorni di proiezione, quasi 180 film tra lungometraggi, documentari e corti. Più eventi collaterali (tra cui laboratori, masterclass, incontri con fumettisti) e qualche escursione tra Milano, Brescia, Verona, Bologna.

Si parla di Europa a partire dalla serata inaugurale, una proiezione del capolavoro Metropolis all’ex Chiesa di Sant’Agostino con l’accompagnamento di Jeff Mills (uno dei maghi della musica elettronica). E poi via con i “pezzi forti” di una manifestazione che ha saputo, con energia e sagacia, rinnovarsi, legandosi ancor più al territorio, se è possibile.

La retrospettiva è dedicata a Jean-Pierre Léaud, alla sua presenza e con un estratto dalla sua filmografia con titoli (18) concordati con lui; quindi non solo la sua collaborazione con Truffaut o cult dei ’70 come La mamain et la putain di Jean Eustache o La cinese di Godard, ma anche titoli meno noti ma da lui molto amati, come La concentration e La nascita dell’amore, di Garrel o Pour rire di Lucas Belvaux (e tanti altri). Del resto sembra un filone, quello della collaborazione tra regista e attore, un punto cardine della menù del team coordinato da Angelo Signorelli, come un filo rosso che si lega ad esempio alla retrospettiva dell’anno scorso, con Liv Ullman e Bergman.

Nella appetitosa sezione Europe, Now!, troviamo poi due omaggi- retrospettiva a due autori già conosciuti in Italia ma meritevoli di una ulteriore indagine, come il norvegese Bent Hamer (ricordate Eggs o Il mondo di Horten?) e lo spagnolo Alberto Rodriguez (suo ad esempio uno dei più bei gialli degli ultimi anni, La isla minima).

A latere, ma idealmente collegati al tema dell’internazional-popolare, ecco altri due omaggi a cineasti anche loro fortemente legati alle rispettive terre di origine: lo sloveno Karpo Godina e il conosciutissimo (anche da noi) scozzese Peter Mullan, regista anche di interessanti corti, nonché di tre straordinari e premiati lungometraggi: Orphans, The Magdalene Sisters, Neds.

Passando al concorso, questi propone 5 opere prime e due seconde; titoli che vengono dal Regno Unito (Ray & Liz o Obey), dalla Grecia (Holy Boom), dalla Romania (Un uomo onesto), dalla Bosnia (Confini, gocce di pioggia), dall’Argentina (Rojo e Il borseggiatore).

Nella sezione dedicata all’animazione, quest’anno focus sul polacco Mariusz Wilczynski.

La serata conclusiva è dedicata a Sherlock Holmes, con il capolavoro La vita privata di Sherlock Holmes di Billy Wilder. La figura dell’investigatore per eccellenza viene rivisitata (con un occhio spalancato sulle sue deviazioni più eccentriche) anche nei film delle sezioni più “goderecce”: i Midnight Movie (Il fratello più furbo di Sherlock Holmes, Sherlock Holmes soluzione sette per cento, Senza indizio) o la fantamaratona con il giallo vintage La furia dei Baskerville di Terence Fisher della Hammer e Il cagnaccio dei Baskerville di Paul Morrisey.

Pescando nel resto delle proposte, non si può non segnalare gli omaggi al filmaker Jonas Mekas, scomparso questo gennaio (con Underground New York e il saggio a lui dedicato Jonas di Gideon Bachman), e al geniale “delirante” Jan Svanmaker (The Last Trick, Insect).

E l’Italia? Oltre alla proiezione del delicato documentario di Luca Ferri, Pierino (in collaborazione con il Lab 80), grande spazio al Progetto Pasolini e Le Mille e una notte che comprende la proiezione del citato lungometraggio, più due opere in video (Appunti per un film sull’India e Le mura di Sana’a) nonché la mostra fotografica degli scatti che Roberto Villa realizzò nel 1972 sul set di appunto Le mille e una notte. Completa una tavola rotonda sul tema Sabato 9.

A proposito di incontri: da non mancare due lectio magistralis, una con Roberto Villa e una su “Musica e Cinema” con il noto compositore e pianista Enrico Intra.

Collaterale ma di estremo interesse anche la sezione che esplora i rapporti tra cinema e Arte contemporanea con due artisti premiati alla Biennale del 2009, gli svedesi Nathalie Djuberg e Hans Berg, con video in mostra (alla porta Sant’Agostino) e proiezione in sala e incontro con gli autori sabato 9 marzo alle 15 e 30 dopo la proiezione di alcuni loro spiazzanti video.

Infine, per il jazz (che a Bergamo è quasi una religione!) ecco la sonorizzazione di Le voyage imaginaire di Renè Clair a cura di Roger Rota e la proiezione del classico del free cinema Alfie con colonna sonora di Sonny Rollins.

Per saperne di più per luoghi, orari di proiezione e informazioni generali, vi rimandiamo al sito del festival: www.bergamofilmmeeting.it