Ciak Bizarro: “Feud”, il serial più amato del momento sul lato oscuro di Hollywood

0

Cosa celebrano sullo stesso palco “The Pope of Trash” John Waters e Jessica Lange acconciata come una diva dei Sixties? Semplicemente interpretano rispettivamente il re dei “B-Movies” William Castle e la leggendaria Joan Crawford nel serial televisivo più amato del momento, ovvero Feud (8 episodi, ideati da Ralph Murphy per Fox 21 Television Studios), basato sulla rivalità che vide contrapposte Bette Davis e Joan Crawford durante la loro problematica collaborazione sul set del film Che fine ha fatto Baby Jane? (1962) diretto da Robert Aldrich.

Una “faida” vera e propria tra due attrici in età matura alla disperata ricerca entrambe di nuova fama, consapevoli del crepuscolo delle loro carriere. Il successo di questa serie si deve non solo al fatto di essere scritta benissimo, ma soprattutto alle performance di un cast in stato di grazia, capeggiato da Susan Sarandon e da Jessica Lange, le quali si spingono oltre la “mimesi” attoriale e ci regalano due interpretazioni maiuscole, dove le modulazioni dei toni di voce, un’alzata di spalle e perfino un battito di ciglia hanno un senso e trasmettono brividi.

Non possiamo esimerci dal menzionare gli altri eccezionali attori  Alfred Molina (Robert Aldrich), Stanley Tucci (Jack Warner), Judy Davis (la velenosa giornalista Hedda Hopper) e Jackie Hoffman (Mamacita, fedele governante di Joan Crawford).  In speciale partecipazione appaiono anche Catherine Zeta-Jones (Olivia de Havilland) e Kathy Bates (Joan Blondell).

E’ affascinante conoscere il “dietro le quinte” di una macchina-cinema che necessariamente ha impostato il suo “codice” non solo sul “dio danaro”, ma su atteggiamenti  di raro cinismo, disperazione, alcolismo e ipocrisie al limite dell’incredibile (vedete cosa si inventa Joan Crawford per far sì che la rivale Bette non ottenga l’Oscar e salire essa stessa sul palcoscenico degli Academy Awards…). Di storie su “Hollywood che rivelano le ombre nascoste dietro la macchina da presa ne abbiamo viste tante (da Viale del tramonto a Maps to the Stars), ma Feud va oltre: mette a fuoco perfettamente la solitudine dell’artista, mai sazio della linfa vitale che gli deriva da questa professione che lo infiamma, perdendo di vista tutti i privilegi ricevuti e i piaceri di una vita, sia pur sovraesposta.

Marcello Garofalo

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here