CIAK BIZARRO! JIM JARMUSCH

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Ha trascinato Roberto Benigni nelle paludi della Louisiana e quindi in un taxi a raccontare a un monsignore i suoi bizzarri “exploit” sessuali, ha spinto Johnny Depp a trasformarsi da impacciato contabile di fine Ottocento in un’incarnazione di William Blake per un viaggio iniziatico, ha immaginato il corpulento Forest Whitaker come sicario del New Jersey fedele ai precetti del Bushido, ha trasfigurato Tilda Swinton e Tom Hiddleston in vampiri contemporanei in esilio a Tangeri e in cerca di sangue pulito… L’elenco dei personaggi eccentrici ideati da Jim Jarmusch, regista, sceneggiatore, attore, produttore, montatore e compositore statunitense potrebbe continuare. Al Festival di Cannes dove più volte ha presentato i suoi lavori e ricevuto riconoscimenti, quest’anno si presenta con due titoli, Paterson con Adam Driver nei panni di un conduttore di autobus appassionato di poesia e Gimme Danger un documentario sulla leggenda del rock Iggy Pop.

Jarmusch fin dal primo lungometraggio Stranger than Paradise (1984) che gli diede notorietà, si è interessato a personaggi marginali che incarnano una disillusione nei confronti del mito e del sogno americano, attratti da azioni al limite del surreale, amanti del tabacco e dotati di una morale sensatamente contraddittoria, in cui anche il contesto dove vivono è indicativo sia del loro isolamento, che del loro “mal di vivere”.

Amatissimo da tutti gli attori più “cool” che desiderano esser parte del suo “mondo weirdo”, è stato perfino tramutato in personaggio animato dei Simpsons, in un episodio del 2008 dal titolo Any Given Sundance.

Lasciamo l’ultima parola alla vampira Eve/Tilda Swinton in Solo gli amanti sopravvivono (2013):

«La vita è sopravvivenza delle cose, apprezzamento della natura, consolidamento dell’amicizia e… danza».

Ci sovviene la battuta «Egli danza… egli danza» pronunciata da un altro grande, Orson Welles, nell’episodio La ricotta (1963, dal film Ro.Go.Pa.G.), di Pier Paolo Pasolini che, riferita a Federico Fellini, ben si adatta anche a Jim dell’Ohio, certamente uno dei più influenti e raffinati cineasti del cinema “indie” statunitense.