DI MARCELLO GAROFALO
A distanza di trent’anni dalla sua uscita torna in sala per tre giorni (dal 2 al 4 marzo), in versione restaurata e rimasterizzata grazie all’apporto di Mediaset, Melampo, Film&Video e Lucky Red, Non ci resta che piangere, il film diretto a quattro mani da Roberto Benigni e da Massimo Troisi, da loro stessi interpretato.
La vicenda che porta il bidello Mario e il maestro Saverio nel borgo toscano di Frìttole anno di grazia 1492 ebbe un successo clamoroso al botteghino, il maggiore della stagione ’84-’85.  Eppure la critica non fu così generosa, lamentando una sceneggiatura ripetitiva e prolissa, nonché una regia poco brillante. La coppia formata dai due protagonisti appare comunque affiatatissima (nessuno dei due relega l’altro a âspallaâ, ritagliandosi ciascuno i propri âexploitâ comici). Almeno due sono le sequenze indimenticabili, quella in cui Troisi si improvvisa menestrello al balcone di una giovanissima Amanda Sandrelli e quella in cui il duo, memore di Totò e Peppino, scrive una lettera a Girolamo Savonarola.
Forse non molti sanno che il titolo deriva da una poesia di Francesco Petrarca e che il film si avvalse di notevoli contributi artistici: Giusppe Bertolucci, co-autore della sceneggiatura assieme a Benigni e Troisi, Giuseppe Rotunno per le luci, Francesco Frigeri per le scene e Pino Donaggio per la romantica ed epicizzante partitura musicale.
Tra le innumerevoli battute cult ricordiamo la seguente affidata a Leonardo Da Vinci (Paolo Bonacelli): «Per carità! Trentatré, trentatré e trentatré! », battuta che non commentiamo per lasciare il piacere di ridere ai giovanissimi che vedranno il film per la prima volta.