Alessandro Borghi: “Faccio solo cose che mi fanno star bene”

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Suburra

Dà pacche sulla spalla, dispensa abbracci e scherza sui baffi in stile Dalì che si è fatto crescere. Ad Alessandro Borghi il buonumore non manca mai. Ha sempre una parola buona per chiunque lo incroci e non lesina mai un selfie o un autografo. «Strano ma vero, per la prima volta da tanto tempo – parole sue – riesco persino a concedermi una vacanza».

Alessandro Borghi, miglior attore protagonista per Sulla mia pelle

Prima di rituffarsi in Suburra – La serie 3 e Diavoli 2 (la prima stagione del thriller finanziario con Patrick Dempsey è prevista per la prossima stagione), fa una tappa al Festival di Giffoni per restituire ai giovani giurati l’incoraggiamento e il calore che tanti anni fa gli avevano regalato.

DIAVOLI

Il 32enne romano sta vivendo un periodo d’oro con un anno che lo ha visto protagonista di progetti molto diversi, dall’ambizioso Il primo re (in latino, sulla storia dei natali di Roma) al video musicale del brano Lunedì del rapper Salmo. Uno dei lavori recenti di cui va più orgoglioso resta Sulla mia pelle, il biopic sulla storia di Stefano Cucchi (giovane morto a Roma 10 anni fa durante la custodia cautelare in circostanze sospette, ndr.) firmato Netflix che gli è valso vari riconoscimenti, tra cui il David di Donatello. In poco più di dieci anni, quando ha esordito in tv in un episodio di Distretto di polizia, ha scelto strade poco battute e soprattutto accettato tanta gavetta, come ha raccontato alla stampa e ai ragazzi del festival, che lo hanno anche fatto piangere dedicandogli una poesia.


Dopo le riprese della serie in inglese Diavoli si sente già proiettato verso Hollywood?
Questa serie sarebbe un bel biglietto da visita e di tanto in tanto vado a Los Angeles, dove ho anche un agente, per fare qualche provino. Devo solo trovare il momento giusto anche se sono innamorato del mio Paese e sento di aver tanti progetti da sviluppare qui.

Come sceglie i progetti?
Agisco d’istinto e se di qualcosa mi sentite dire “Su questo ci possiamo lavorare”, non credeteci, vuol dire no. Non avendo fatto studi accademici è quello su cui baso le mie decisioni. Quando frequentavo corsi di recitazione di mattina, il pomeriggio facevo il muratore e di sera il cameriere.

DIAVOLI

In cosa consiste quest’istinto?
Inseguo una sensazione, l’ho sempre fatto. Mentre sparecchiavo i tavoli ricevevo sms del genere “domani presentati al provino” e non avevo il tempo di lavorare con un acting coach. Da allora uso questo metodo, mi lascio andare e basta.

E il video di Salmo?
Faccio solo cose che mi fanno star bene e questo progetto ne è un esempio perché mi lega a lui un profondo affetto, come già è successo nei confronti di Tommaso Paradiso ai tempi del video con i Thegiornalisti, Questa nostra stupida canzone d’amore.

Ci sarà stato un personaggio con cui non aveva nulla a che spartire?
Remo de Il primo re resta quello più lontano da me… e non solo perché contestualizzato in un’epoca diversa. Se però mi fermo a pensarci meglio, credo che in fondo ci leghi un senso di fratellanza.

A proposito di fratellanza, per esigenze di copione in Suburra – La serie il suo personaggio si ritrova oggetto dell’amore (non ricambiato) di Spadino. Come ha affrontato la situazione?
Io i miei amici li amo, quindi il loro rapporto sullo schermo l’ho vissuto in modo naturale, senza fare distinzioni.

Non sembra uno che si tira indietro. Qualcosa negli ultimi progetti l’ha spaventata?
Il canto in Dalida, prima di sapere che Tenco ci avrebbe concesso i diritti della sua voce. Ricordo il set come un’esperienza straordinaria perché mai prima d’allora ero stato guidato da una regista.

Vuol dire la sua sulle battaglie femministe in corso?
Faccio fatica a parlarne perché a me viene naturale parlare di rispetto per le donne. A casa mia sono sempre state loro le più forti, basta chiederlo a papà. Mamma è una tosta che mi ha insegnato a non mollare. So che esistono serie discriminazioni ma mi piace pensare che siano meno gravi di quanto ci facciano pensare.

In che senso, mi scusi?
La discriminazione nel mio campo, anche se a volte non troppo razionale, è stata spazzata via da Netflix, dove anzi quasi non si gira se non ci sono 77 donne protagoniste. Benvenga, se questo serve per ottenere un punto d’equilibrio. La verità è che non possiamo vivere senza le donne.

Suburra

Di cosa, invece, farebbe volentieri a meno?
Di Facebook, da cui mi sono cancellato 5 anni fa. Catalizza il male negli esseri umani e dovrebbe sparire. Se ti imbatti in uno stupido, su Twitter smetti di parlarci anche se comunque faccio fatica perché sono l’uomo meno politico della terra mentre su Instagram il problema non si pone perché si basa su immagini. Invece su Facebook si elimina il contatto, d’altronde ci vuole coraggio per dire le cose in faccia e invece sembra che sulle bacheche siano improvvisamente tutti diventati esperti di fisica quantistica.

Cosa suggerisce?
Quando io ero piccolo giocavo con i Lego, i miei nipoti non si staccano dall’iPhone. Il sistema è inquinato e va trovato un modo per ridurre l’impatto sui giovani.

Alessandra De Tommasi