Regista inglese di serie di successo come Better Call Saul, su Michael Morris (To Leslie, 2022) è caduta la responsabilità di dirigere il quarto capitolo della famosissima saga di Bridget Jones, sceneggiato dall’autrice dei suoi romanzi Helen Fielding con Dan Mazer e Abi Morgan. Bridget Jones – Un amore di ragazzo, al cinema dal 22 febbraio e in anteprima dal 14 febbraio, vede ancora una volta Renée Zellweger negli iconici panni della maldestra, tenera, brillante e divertente ragazza inglese che nel 2001 sedusse il mondo con le sue disavventure amorose.
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Mischiando tanta commedia, una buona dose di dramma con una spolverata di romanticismo, Morris ha trovato la ricetta giusta per dare una nuova vitalità al racconto di Bridget Jones, che questa volta ritroviamo a quattro anni dalla scomparsa di suo marito Mark Darcy (Colin Firth), mentre si destreggia a crescere i suoi figli tornando al suo vecchio lavoro. Il Daniel Cleaver di Hugh Grant è ancora in circolazione nella sua vita, ma i veri protagonisti maschili di questa storia son due nuovi interpreti, Leo Woodall nei panni del giovane e affascinante Roxster e Chiwetel Ejiofor in quelli del signor Wallaker, insegnante del figlio di Bridget.
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Intervistato da Ciak, Micheal Morris sottolinea l’importanza che ha voluto dare al dolore e alle emozioni in Bridget Jones – Un amore di ragazzo, ma per quanto riguarda il romanticismo, non pensa che sia poi cambiato molto nel tempo, nonostante le nuove dinamiche dettate soprattutto dai social. Per lui, il fascino di Bridget Jones sta proprio nella sua capacità di rappresentare qualcosa di universale, che attraversa epoche e culture.
INTERVISTA A MICHAEL MORRIS | BRIDGET JONES – UN AMORE DI RAGAZZO
