Emma in Wonderland | L’intervista a Emma Stone, protagonista di La La Land

L'intervista di Ciak alla protagonista di "La La Land", il film più candidato agli Oscar 2017 che ha ridato lustro al musical

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Balla e canta, sogna, spera e si innamora. Grandi occhi verdi sgranati sul mondo, voce densa e fisico sottile, Emma dai capelli rossi ha conquistato tutti nei panni della giovane aspirante attrice Mia nello struggente musical La La Land di Damien Chazelle, arrivato nei cinema italiani il 26 gennaio 2017.
Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile alla 73ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, un Golden Globe come migliore attrice in un film commedia o musicale, uno Screen Actors Guild Award, un BAFTA e un Oscar alla miglior attrice protagonista. La Stone domina la parte femminile delle stagione dei premi 2017, ma per noi aveva già vinto un secondo dopo aver intonato, forse in una delle scene più belle del film, Audition (The Fools Who Dream), struggente canzone sul coraggio dei sognatori, sui fallimenti di chi osa e su quel pizzico di follia necessaria per riuscire a cogliere tutte le sfumature della realtà.

EMMA IN WONDERLAND

E i sogni possono cominciare anche nel traffico di un’assolata autostrada di Los Angeles, all’inizio di un nuovo giorno carico di promesse e delusioni. La La Land, che spinge senza timore sul pedale dell’emozione, affida alla Stone e Ryan Gosling – al terzo film assieme dopo Crazy, Stupid, Love e Gangster Squad – la romantica storia d’amore tra Mia, che lavora come cameriera negli studios della Warner Bros. sognando un posto tra le stelle del cinema, e Sebastian, talentuoso jazzista che sbarca il lunario suonando jingle di Natale. Entrambi decisi a raggiungere il successo nella Città degli Angeli, «che venera ogni cosa e non dà valore a nulla», dove i sogni hanno un prezzo, ma non si può fare a meno di inseguirli. Mia e Sebastian si incontrano, si detestano, si innamorano, si sostengono a vicenda, si allontanano, si ritrovano, tra balletti e canzoni che rendono omaggio alla vecchia Hollywood, ma al tempo stesso reinterpretano la tradizione in chiave contemporanea, adattandola a un mondo dove il lieto fine non . d’obbligo, ma il cinismo . decisamente bandito, tra le coreografie di Mandy Moore che sarebbero piaciute a Gene Kelly e Bob Fosse, omaggi a Charlie Parker e Thelonious Monk, Stanley Donen, Jacques Demy (Josephine, tra i film preferiti di Chazelle) e ai morbidi movimenti di macchina di Max Ophüls.

SOGNI E UMILIAZIONI

La Stone, che ha iniziato la sua carriera di attrice approdando a Los Angeles dall’Arizona a soli quindici anni, confessa di essere stata  umiliata da terribili provini, proprio come il personaggio che interpreta. «Ho trascorso ore e ore in sale di attesa insieme a giovani attrici che sembravano molto simili a me e ho avuto delle audizioni piuttosto interessanti, direi», spiega. «Il sogno di recitare è diventato realtà, ma Los Angeles è un posto difficile: una città di sognatori, intensa, grande fonte di ispirazione, ma anche piena di luoghi oscuri. Non sono mai arrivata a pensare di mollare tutto perché sono passati solo tre anni prima che si accorgessero di me, e nel frattempo ottenevo piccoli ruoli in serie Tv che alimentavano la mia speranza, ma è stata veramente dura. Spero che La La Land riesca a parlare anche ai più giovani, apparentemente lontani da questo genere: potrebbe insegnare loro con quanta passione e impegno è necessario perseguire i propri sogni, mettendo da parte il cinismo e abbracciando la speranza».

LA STRADA PER IL SUCCESSO

Sul fatto che sia necessario sacrificare qualcosa per il successo, la Stone non ha dubbi. «Non c’è modo di avere tutto nello stesso momento dalla vita. Non devi necessariamente sacrificare l’amore però, c’è’ sempre una sorta di equilibrio e qualcosa finisce per cadere giù dalla bilancia. Sono scelte che fai giorno per giorno, e che dipendono da come ti senti in quel momento, chi  sei, con chi sei». Danza e canto sono per l’attrice passioni che risalgono all’infanzia. «Avevo preso lezioni di canto e ballo da bambina e sono cresciuta con musical come Cappello a cilindro e Cantando sotto la pioggia, affascinata da come il cinema potesse trasportare il pubblico ben oltre il palcoscenico. Per La La Land ho imparato il tip tap, ho rivisto i film con Gene Kelly, Fred Astaire e Ginger Rogers, ma anche documentari, cercando di imparare di più su quel periodo d’oro. Ma questa è anche una storia moderna: io e Ryan non dovevamo essere come i grandi ballerini di una volta, ma assomigliare alla gente contemporanea».

I RIFERIMENTI

I suoi modelli? Ginger Rogers e Debbie Reynolds, mentre Charlie Chaplin è l’attore preferito di sempre. «Ci sono molti artisti del passato che ammiro, ho sempre guardato indietro per trovare suggerimenti su come comportarmi, dove andare, come ispirarmi. Ma è vero ciò che dice John Legend nel film: quelli che oggi sono per noi intoccabili leggende erano una volta degli innovatori, dei rivoluzionari. È bello essere ispirati da cose nuove, che non sono mai esistite prima. Oggi i piccoli cinema d’essai, quelli dove ho scoperto tanti film europei, stanno chiudendo, una cosa triste, non c’è dubbio, ma è pur vero che ormai possiamo vedere moltissimo grazie ai Dvd, comodamente seduti in poltrona, e questo prima era impensabile». A chi sogna, come la sua Mia, di dedicarsi alla recitazione, la Stone offre un consiglio: «È necessario lavorare anche sul proprio materiale e non starsene solo ad aspettare che ti propongano qualcosa. Si può creare il proprio lavoro e metterlo su YouTube, oggi ci sono tanti modi per farsi conoscere. Bisogna trovare il modo di dedicarsi ogni giorno a ciò che si ama, scrivere qualcosa, recitare con amici, leggere ad alta voce. Insomma, immergerci in ciò che ci rende felici…».

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