Mixed by Erry, Sibilia: «La musica non la puoi fermare»

Intervista al regista di Mixed By Erry, il film sulla vera storia dell’omonima etichetta musicale pirata, nata a Napoli e diventata un fenomeno mondiale

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«Anche io mi sento un po’ come il mio Erry. Sono riuscito a fare il regista, pur essendo nato in un posto che non mi dava così tante possibilità per realizzare il mio sogno». È per le affinità con il protagonista di questa incredibile storia vera, ma anche per la sua passione per la musica, importante nei suoi film, e in quest’ultimo centralissima, che Sydney Sibilia ha diretto Mixed by Erry, dal 2 marzo nelle sale con 01 Distribution. Un racconto di passione e determinazione (prodotto da Groenlandia e Rai Cinema) ambientato nella Napoli degli anni Ottanta con protagonisti i bravi Luigi D’Oriano, Giuseppe Arena ed Emanuele Palumbo nei panni dei fratelli Frattasio, che riuscirono a diventare i pirati della musica e duplicare oltre 180 milioni di cassette, persino quelle di Sanremo mentre il festival era appena cominciato.

Enrico, detto “Erry”, è un giovane nato a Forcella con il sogno di diventare dj. Lavora in un negozio di musica e per i suoi amici realizza delle compilation imperdibili. Grazie a un’intuizione, e all’aiuto dei fratelli Peppe e Angelo, riuscirà a trasformare i suoi mixtape in un impero. La clamorosa impresa dei Frattasio cambierà le loro esistenze e reinventerà il concetto di pirateria in Italia. «È il film più personale che ho fatto – racconta Sibilia a Ciak del suo quinto lungometraggio che vede nel cast anche Francesco Di Leva, Fabrizio Gifuni, Adriano Pantaleo e Cristiana Dell’Anna – Sono felice di essere riuscito a raccontare una storia così entusiasmante e vera, piena di musica e voglia di arrivare. Talento e passione non hanno nazionalità, possono superare ogni confine. Anche se sei di Forcella, puoi fare il dj».

Lei è cresciuto con le cassette Mixed by Erry?

La mia formazione musicale nasce grazie a quelle compilation. Quel primo approccio con la musica, avvenuto quando ero ragazzino, ha influenzato anche i film che faccio. Dove vivevo io, a Salerno, non c’era un negozio di dischi e io li andavo a comprare a una bancarella dove potevi scegliere il falso o il falso originale, ossia Mixed by Erry, che solo dopo ho scoperto che a quei tempi era diventata la prima etichetta discografica italiana, nonostante fosse pirata. Parlandone con Armando Festa, con cui ho scritto il film, siamo andati alla ricerca di cosa ci fosse dietro a quelle cassette. E abbiamo scoperto una storia bellissima che ho deciso di raccontare.

Per farlo è stata fondamentale la collaborazione con i Frattasio.

Quando ho contattato Erry, lui è venuto insieme ai fratelli e tutti e tre hanno iniziano a raccontarci la loro vita. Erano entusiasti di vederla rappresentata in un film. A chi capita? Di solito nei film biografici si parla di persone che non ci sono più. Sono stati più volte sul set e fanno anche un cameo nel film. Sono il pm e gli assistenti della pubblica accusa nel processo.

È talmente sorprendente questa storia, che si potrebbe pensare a delle parti romanzate.

Non c’è stato bisogno di inserire elementi di finzione. Era talmente ricca che l’abbiamo rispettata dall’inizio alla fine, anzi qualcosa non l’abbiamo potuto inserire. La cosa a cui tenevo di più era rimanere aderente allo spirito dei Frattasio, a come sono loro. E spero di esserci riuscito.

Ma cos’è che l’ha colpita di più della loro storia?

Intanto attraversa un periodo storico particolarissimo, tra guerre di camorra, il dio Maradona e lo scudetto del Napoli, con tanti aspetti “forestgumpeschi”. È una storia che ci insegna che non è importante dove nasci, se vuoi realizzare un sogno ci puoi riuscire lo stesso. Erry era un ragazzo che voleva fare il dj, solo che era nato nel posto sbagliato per farlo.

In qualche modo questi tre fratelli ricordano i protagonisti della saga di Smetto quando voglio.

Tutti lottano per un riscatto, contro quella che considerano un’ingiustizia, anche se poi trovano modi sbagliati per cercare la loro strada.

Per la riuscita del film, aveva bisogno di tre attori che sapessero creare una vera sintonia tra loro.

Ci abbiamo messo molto a trovare Luigi, Giuseppe ed Emanuele. Avevamo bisogno di tre interpreti affiatati in grado di rappresentare la Forcella degli anni Ottanta. Con la scusa del Covid, li abbiamo chiusi in una casa insieme per creare fratellanza. Dopo due mesi erano inseparabili. Io li trovo straordinari, hanno una naturalezza nella loro tecnica recitativa che è sorprendente. Come i grandi calciatori, fanno sembrare facili delle cose complicatissime.

La musica è naturalmente centrale in Mixed by Erry, ma è sempre stata importante anche nei suoi precedenti lavori.

Per un film come questo abbiamo previsto un budget elevato. Un pezzo tira l’altro (si passa da Relax dei Frankie Goes to Hollywood a Gloria di Umberto Tozzi, ndr). La colonna sonora è di Michele Braga e sono felice che il cantautore napoletano Liberato abbia scritto il brano inedito che chiude il film.

«La musica non la puoi fermare», dice Erry a un certo punto. Vale anche per il cinema?

Non si può fermare nessuna espressione artistica, nessuna voglia di raccontare. Sicuramente i linguaggi si evolvono, anche i modi per vedere il cinema. Il “come” può cambiare, ma il racconto no. Quella battuta del film è riferita al cambiamento che di lì a poco attraverserà la musica. Nessuno pensava si potesse piratare o che dalla cassetta si potesse arrivare al digitale. Oggi attraverso gli algoritmi si creano compilation digitali. Negli anni Ottanta le faceva Erry. Era musica accessibile, che arrivava ovunque, seppur in modi non proprio leciti.

L’uscita nelle sale del film in un momento così difficile, seppur in ripresa, come la affronta?

Io sono di natura un ottimista. Sono sinceramente positivo e non vedo l’ora di condividere sul grande schermo un film fatto di emozioni.

> intervista contenuta a pagina 58 di Ciak marzo <<

Mixed by Erry, la recensione del film di Sydney Sibilia