Primadonna, il coraggio di opporsi

La regista Marta Savina e l’attrice Claudia Gusmano raccontano a Ciak il film Primadonna, storia di una ragazza che, nella Sicilia degli anni ’60, rifiuta di sposare il suo violentatore

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La norma sul cosiddetto “matrimonio Primadonna” fu abolita solo nel 1981: prima di allora, e quindi in tempi ancora recenti, un aggressore che avesse rapito o stuprato una donna veniva assolto dal proprio reato qualora avesse sposato la vittima.

La regista e sceneggiatrice Marta Savina, per il suo esordio al cinema con Primadonna, nelle sale dall’8 marzo con Europictures, sceglie di raccontare proprio la storia di una ragazza siciliana di umili origini che rifiutò il matrimonio riparatore portando in tribunale il suo violentatore e i suoi complici. Il film vede protagonista un’altra esordiente promettente, Claudia Gusmano (già interprete delle serie L’allieva e Guida astrologica per cuori infranti), nei panni di Lia, ventunenne figlia di una famiglia di contadini siciliani negli anni Sessanta. La sua storia ricorda assai da vicino quella di Franca Viola, ragazza siciliana divenuta, quasi suo malgrado, simbolo della lotta per l’emancipazione femminile in Italia quando, dopo essere stata rapita e stuprata dal nipote di un capomafia locale, per la prima volta rifiutò le nozze riparatrici e portò il suo aggressore in tribunale, il quale fu condannato a 11 anni di carcere. «Sono partita da una mia necessità – spiega Savina intervistata da Ciak Volevo raccontare cosa significa dover puntare i piedi per far rispettare un desiderio che reputi giusto, anche quando tutto il mondo sembra contro di te».

Primadonna, prodotto da Capri Entertainment con Medset Film e Tenderstories in
collaborazione con Rai Cinema, Vision Distribution e Sky, è stato presentato lo scorso anno ad Alice nella Città ed è interpretato anche da Fabrizio Ferracane, Francesco Colella, Manuela Ventura, Dario Aita, con la partecipazione di Thony e Paolo Pierobon. Nel film Lia ama andare a lavorare la terra con suo padre; la società e la cultura del suo tempo la vorrebbero a casa ad occuparsi delle faccende domestiche, ma Lia è caparbia e, pur amando la propria famiglia, non intende piegarsi a convenzioni di cui non comprende il senso. «Nella sua incoscienza e inesperienza rispetto al mondo che la circonda, Lia è una ragazza libera e ribelle, che pensa sia giusto fare esattamente quello che vuole», dice Claudia Gusmano del suo personaggio. Di fronte alle attenzioni e alla prepotenza del giovane Lorenzo Musicò, figlio del boss del paese, Lia, nella sua semplicità, si mostra subito determinata: non accetta che lui pretenda di possedere e gestire lei, i suoi desideri e la sua famiglia. Il rifiuto della ragazza scatena in Lorenzo una reazione violenta, ma Lia, supportata dai genitori, non accetta quel sopruso e il ragazzo con i suoi complici viene portato in tribunale.

«Credo che lei si ribelli non per cambiare la storia delle donne, ma perché veramente si chiede che cosa vuole in quel momento. Parte da una condizione di incoscienza e acquisisce alla fine un grande coraggio», racconta Gusmano. Sebbene il contesto sia quello di un’epoca e di una società passata, i sentimenti e persino le convinzioni in Primadonna vengono attualizzati attraverso una narrazione semplice e diretta. «Primadonna è un viaggio attraverso gli stati d’animo e le emozioni», dice la regista. Tanto per lei quanto per la protagonista questo esordio rappresenta l’occasione per narrare la storia di una donna che ha saputo opporre ad una ingiusta mentalità consolidata la purezza della verità. «Credo che purtroppo ancora oggi serva raccontare storie come quella di Lia, che non devono essere relegate ad un ruolo di educazione, ma devono diventare intrattenimento, devono cioè saper appassionare», conclude Savina.