Vecchie canaglie, «i vecchietti terribili» di Chiara Sani

L’attrice esordisce alla regia, con Vecchie Canaglie, una commedia con Lino Banfi ed Andy Luotto di cui è anche autrice, “con i consigli di Pupi Avati”

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Chiara Sani

Chiara Sani aveva pronta già da qualche anno la storia di sei anziani che cercano di salvare la casa di riposo in cui vivono dalle grinfie dell’avida proprietaria. Poi ha pensato che era arrivato anche il momento di fare un passo importante: debuttare alla regia. Così è nata Vecchie canaglie, commedia fumettistica con Lino Banfi a capo di una simpatica combriccola di vecchietti, ancora pieni di energia, prodotta e distribuita da Orange Film, e dal 5 maggio nelle sale. Per la sua opera prima, la neoregista si è fatta dare consigli preziosi da un maestro del cinema italiano, Pupi Avati, che l’ha diretta in molti film. «Quando ero sul set, tante volte mi sono chiesta: e ora Pupi cosa farebbe?», rivela a Ciak.

Sani, com’è andato questo esordio?

È stato fantastico, ma anche durissimo. Per fortuna sul set si è creata una bellissima famiglia.

Da chi si è fatta dare dei consigli?

Pupi Avati me ne ha dati di preziosissimi. Mi ha detto che sul set, subissata di domande da ogni reparto, dovevo trasmettere serenità e sicurezza. E poi che la sceneggiatura doveva essere di ferro, far ridere già sulla carta, e concedermi pochissime improvvisazioni.

E se lo dice Avati…

Per me è il mago della direzione. Ti fa scavare nelle emozioni senza dovertelo dire, crea un’ipnosi tra te e il personaggio. Lavorare con lui ogni volta è un miracolo. Non vedo l’ora che veda il mio film.

Come nasce questa storia?

Dalla mia adorazione per le commedie degli equivoci e la predilezione per gli anziani con la loro saggia ironia. Volevo realizzare un film su persone fragili e vulnerabili, che spesso vengono considerate i perdenti della società, e non sempre vengono protette dalle istituzioni. Così ho pensato a un gruppo di vecchietti che si ribella in un ospizio. Una storia che piaceva tanto al mio babbo, che oggi non c’è più, e a cui ho dedicato il film.

I suoi protagonisti dimostrano di avere ancora una grande vitalità.

Ciò che li smuove è il fatto di non voler subire più angherie e così prendono di pugno la situazione, anche in modo folle. In questo loro giro di boa della vita, trascineranno pure quelli più giovani.

Come ha scelto le sue vecchie canaglie?

Ho pensato subito a Lino. Ha una vera faccia da cinema, con un viso pacioccone e una vena anche sanguigna e burbera, alla Walter Matthau. Lui era perfetto come leader di un gruppo un po’ buffo. E con Greg (Claudio Gregori), nei panni di padre e figlio, formano una coppia particolare e anche tenera. Poi ci sono attori speciali come Pippo Santonastaso, un fumetto vivente, un po’ Mr. Magoo, e Andy Luotto.

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Lei, invece, si è divertita nel ruolo di una contessa avida e cinica.

È una specie di Crudelia De Mon. Nei film comici mi sono sempre riusciti bene i personaggi da cattiva o ninfomane. Qui avevo bisogno di un ruolo piccolo, che mi permettesse di concentrarmi sulla regia.

Anche gli altri personaggi femminili, seppur minori, sono ben caratterizzati.

Le donne sono o cattive o vittime che reagiscono. Federica Cifola interpreta una dottoressa bullizzata dal primario, Andrea Roncato, al quale si ribella. La spiona, Valentina Paoletti, è la classica donna insopportabile, un po’ ispirata alla zia di Harry Potter.

Nel film sono sue anche le illustrazioni.

Mio babbo era un pittore, mia mamma una gallerista, sin da ragazza ho sempre disegnato. Qui all’inizio li ho usati come storyboard, poi il direttore della fotografia Blasco Giurato mi ha consigliato di trovare un modo per inserirli nel film, e l’ho fatto in fase di montaggio.

Vecchie canaglie ha un finale aperto. Potrebbe esserci un seguito?

Mi piacerebbe, certo dipende da come va il film. Non è stato semplice realizzarlo durante la pandemia e abbiamo atteso anche un po’ prima di farlo uscire. Intanto aspetto di scoprire quale sarà l’accoglienza del pubblico.