“UNDER THE SHADOW” E “TRAIN TO BUSAN”: L’HORROR RIPARTE DA ORIENTE

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Due splendidi film from Asia (rispettivamente, dall’Iran e dalla Corea) illuminano il Trieste Science + Fiction Festival anche dall’est.

UNDER THE SHADOW è l’opera prima di Babak Anvari, cineasta che ha iniziato in Iran per proseguire poi studi e carriera in Inghilterra (e in effetti stiamo un po’ barando, il film batte produttivamente bandiera britannica, anzi è il candidato di quel paese per gli Oscar).

Ambientato a Teheran nel 1988, durante il violento conflitto tra Iraq e Iran (“una guerra che sembra non avere mai fine”), parte dalla frustrazione di Shideh, sposa e madre, impossibilitata a proseguire gli studi di medicina per i suoi trascorsi politici, per approdare a un horror da casa infestata. Marito inviato al fronte, una figlia misteriosamente terrorizzata anche aldilà della paura dei bombardamenti che si susseguono, una bambola che non si vuole far trovare, un’entità malevola e quasi invisibile, cioè un Djinn, creatura del vento, attirata dalla tensione e dallo stress. Pochi effetti al computer ma con un sonoro straordinario che alimenta e sottolinea una trama ad altissima e progressiva tensione. Perché è un terrore diremmo quasi “naturale” quello che afferra le due protagoniste, qualcosa che collega la devastazione della guerra a un mondo malvagio aldilà del visibile e capace di coinvolgere anche quelli come noi ormai vaccinati al cinema “de paura”. Narrativamente impeccabile ed emotivamente impressionante! Che qualcuno lo distribuisca, please!

TRAIN TO BUSAN è un avvincente adrenalinico zombie-movie, tra i più belli degli ultimi anni (assieme a The Walking Dead, si capisce!), che in patria, ovvero la Corea del Sud, è stato visto in sala da più di 10 milioni di spettatori. Su un treno alla volta di Busan, i passeggeri ignorano che stanno per essere travolti da una massa di zombi velocissimi e voraci, praticamente inarrestabili, anche se hanno un difetto alla vista (al buio non vedono). Basta una persona a essere infetta e il morbo si diffonde ad accelerazione esponenziale e noi partecipiamo agli sforzi disperati di un gruppo di viaggiatori (tra cui in particolare un padre manager in carriera, separato con figlia, entrambi in visita dalla ex moglie e mamma) per sopravvivere. Straordinarie le sequenze degli assalti degli infetti (non sono tecnicamente dei morti viventi) che si scagliano dai tetti o si aggrappano a catena alle code dei treni in movimento e quasi tenere per contrasto – specie agli occhi di noi cinefili filo-orientalisti – le sottolineature  melodrammatiche commoventi (ma mai insensate) cui ogni tanto la pellicola (si) concede, quasi a prendere un attimo il fiato. E’ un horror ad altissimo livello di scrittura e regia, entrambe adulte e assai strutturate; fatto tanto più notevole se si pensa che si tratta della prima opera live action, cioè con attori in carne ed ossa, di Yeon Sang-ho, già talentuoso cartoonist (Il re dei porci, The Fake e Seoul Station, che altro non è se non il suo prequel a disegni animati, tra l’altro anche questo proiettato domenica al TS+FF). L’intelligenza e l’attenzione al cinema dell’estremo oriente della Tucker Film permetterà anche al pubblico italiano di vederlo in sala, distribuito a partire da primavera.