Ferine, Carolyn Bracken e Caroline Goodall presentano il film

Due grandi star internazionali battezzano un doppio importante esordio

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Ferine Carolyn Bracken
Carolyn Bracken

Tra i titoli più attesi dagli appassionati, il fenomeno horror Oddity renderà definitivamente onore alla sua protagonista, la Carolyn Bracken vista anche in You are not my mother e la serie The Gone. Una attrice tutta da scoprire, a partire dall’italiano Ferine di Andrea Corsini, del quale avevamo già dato notizia e sul set del quale l’abbiamo incontrata insieme alle sue compagne d’avventura, Caroline Goodall (Schindler’s List, Hook) e Paola Lavini (Volevo nascondermi, Anime nere).

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Si sono ormai concluse, infatti, le riprese svoltesi per la maggior parte in una villa privata a Cumiana e a Borgo Cornalese – oltre alle altre location piemontesi di Torino, Stupinigi e Villastellone – della storia che esplora in in maniera originale e “complessa” la lotta senza fine tra la parte razionale e la parte animale della natura umana, come viene presentata. Una tragedia moderna dai toni del noir diurno in cui emergono gli elementi dell’horror psicologico, che vedremo prossimamente al cinema distribuita da Adler Entertainment.

Negli ultimi anni bisogna stare attenti a pronunciare la parola horror in Italia, perché automaticamente si finisce in un calderone di pregiudizi per cui o sei un B-movie o sei uno splatter. Intorno a noi gli horror vincono gli Oscar, perché è un genere e un linguaggio in continua evoluzione: dal monster movie al paranormale, e negli ultimi anni verso una dimensione in cui non solo si esprimono le paure più profonde, ma si espongono. Questo film è un horror che non si nasconde nell’ombra, che non gioca con i riferimenti classici, ma se vogliamo definirlo in altro modo, possiamo dire che è un dramma psicologico elevated horror“, spiega il neo regista. Che ha affrontato una sfida ulteriore nel suo film d’esordio, girato in inglese: “È stata una scelta che poteva essere rischiosa, perché non volevo perdere l’ambientazione italiana autentica di questo tipo di provincia, che abbiamo deciso di mantenere nel film, pur essendo stato concepito in italiano sin dall’inizio e fino a un anno fa. La mia proposta alternativa è stata quella di mantenere l’ambientazione e di contestualizzare la lingua inglese dando una motivazione al background dei personaggi, in modo tale da mantere in inglese la maggior parte dei dialoghi, ma facendo in modo che nei bar la gente parlasse italiano“.

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Andrea mi ha mandato la sceneggiatura e il personaggio era del tipo dei ruoli che ho amato e sono stata fortunata di poter interpretare in passato – aggiunge Carolyn Bracken, entrando nel merito della sua Irene. – È una donna davvero complessa che attraversa una transizione molto intensa, cosa che mi ha attratto della storia“.

Come il fatto che tutti i personaggi principali siano donne ha colpito l’esperta Caroline Goodall, di casa nel nostro Paese, visto che vive in Toscana: “Sono tutte donne forti, e tutte diverse, ma sono tutte un po’ sole, e tutte cercano di uscire dalle proprie prigioni per trovare la libertà al di fuori del loro essere semplicemente donne e fuori dall’ambiente in cui sono. E ognuna lo fa a modo proprio, con diverse gradazioni di successo“.

Tutte e tre forse cerchiamo anche un modo di amare un po’ strano – continua Paola Lavini. – Ci siamo trovato tutte e tre molto bene, proprio perché abbiamo caratteri diversi, e usiamo anche un inglese diverso, un po’ statunitense per la mia Rosa, irlandese Carolyn e più british Caroline, il ché corrisponde ulteriormente alle tante sfaccettature che ha il film“.

Il lignaggio inglese di Dama la rende ancora più misteriosa – spiega ancora la Goodall, parlando del background creato per il proprio personaggio. – Secondo me lei ha sposato il proprietario della villa in cui abita, che ora è da un’altra parte, forse in Kenya o in carcere,  visto che anche lei aveva vissuto in Africa, come cacciatrice, e aveva un business che prosegue in maniera clandestina dopo che in Italia hanno cambiato la legge sull’importazione degli animali selvaggi… ma non posso dire molto, se non che si trova in una situazione in cui pensa di star cacciando una fiera, ma in realtà scopre di star cacciando un essere umano. E questa è la sua complessità“.

 

Ferine, trama

La vita di una ricca collezionista d’arte viene sconvolta da un tragico evento. Distrutta da questo dolore insostenibile in lei si risveglia una natura istintiva e primordiale che la porterà a distruggere la sua vita privilegiata e a costruire una nuova idea di famiglia.

 

Il film verrà inoltre valorizzato da importanti interventi di VFX, gestiti naturalmente da EDI, e dalle musiche di Pino Donaggio.

La troupe del film è stata composta al 90% di professionisti piemontesi a copertura di tutti i reparti, tra cui si evidenziano i nomi del consulente alla produzione Mattia Puleo, dell’organizzatore generale Edoardo Rossi, del direttore di produzione Stefano Masera, della coordinatrice di produzione Ilaria Marchetti, della location manager Cristina Vecchio, dell’aiuto regia Stefano Ruggeri, della casting director Luana Veslliscig, del direttore della fotografia Fabrizio la Palombara, del capo macchinista Stefano Fois, del capo elettricista Vito Brunetti, della scenografa Carlotta Dessman, della costumista Silvia Nebiolo, della capo trucco Vanessa Ferrauto e della capo parrucco Giorgia Martinetti.