Primadonna, l’emancipazione femminile nella Sicilia degli anni ’60

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«Volevo rappresentare tutte quelle ragazze che dicono “no” alla violenza, agli abusi e raccontare una giovane donna che potesse contenerne una moltitudine in molteplici epoche». Così la regista Marta Savina spiega il suo lungometraggio Primadonna, presentato oggi nella sezione Panorama Italia di Alice nella Città.

La storia è quella di Lia, 21 anni, giovane ragazza bella e riservata che sceglie di lavorare la terra con il padre, anche se lei è “femmina” e dovrebbe stare a casa a prendersi cura delle faccende domestiche con la madre. Il suo sguardo fiero e sfuggente attira le attenzioni del giovane Lorenzo Musicò, figlio del boss del paese. Quando lo rifiuta, l’ira di Lorenzo non tarda a scatenarsi e il ragazzo si prende con la forza quello che reputa di sua proprietà. Ma Lia fa ciò che nessuno si aspetterebbe mai: rifiuta il matrimonio riparatore e trascina Lorenzo, e i suoi complici, in tribunale.

Nella storia di Lia, interpretata da Claudia Gusmano, è facile leggere quella di Franca Viola, vero e proprio simbolo della crescita civile dell’Italia nel secondo Dopoguerra e dell’emancipazione delle donne italiane a cui la regista ha dedicato il suo lungometraggio, prossimamente in sala con Europictures. Una storia alla quale la cineasta aveva già dedicato un corto, ‘Viola, Franca’ (2017), che però nel lungometraggio è stata ampliata: «Il lavoro è stato renderlo un personaggio universale e transgenerazionale che rappresentasse diverse eroine della storia»

Qui di seguito il trailer di Primadonna: