Francis Ford Coppola, i suoi Anni ’80 – Parte I

Nel giorno del suo compleanno analizziamo la decade più prolifica del grande cineasta.

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Un sogno lungo un giorno
(One from the Earth, 1982)

Francis Ford Coppola One from the heart

Dopo la lunghissima produzione di Apocalypse Now, durata quasi tre anni tra riprese e montaggio, durante i quali Coppola ha avuto un esaurimento nervoso ed è stato sull’orlo del suicidio, il regista aveva bisogno di affrontare un argomento diverso. Una delle sue grandi passioni è sempre stato il musical, non a caso il primo film girato per una major fu Finian’s Rainbow, ambientato in Irlanda, tra fate, elfi e Fred Astaire.

Ma girare una semplice commedia musicale romantica non era abbastanza per lui. Durante i mesi sul set di Apocalypse Now con Vittorio Storaro, i due avevano iniziato a ragionare sul cinema del futuro, sull’utilizzo delle prime macchine in alta definizione, che avrebbero permesso al cinematographer italiano di sperimentare la sua teoria delle luci e dei colori, e sull’uso del montaggio elettronico, che avrebbe oltretutto permesso un risparmio in fase di post produzione. Coppola volle poi ricostruire molte delle scenografie di Las Vegas, dove il film è ambientato, in studio, dando a Dean Tavoularis, suo storico production designer, la possibilità di creare un immaginario, che insieme alle suggestioni visive di Storaro, danno al film un’atmosfera magica.

Se a questi elementi uniamo le musiche di Tom Waits, è facile capire perché Coppola fosse innamorato di questo progetto. Che lo portò sul lastrico. Il regista aveva rilevato il film dalla MGM per produrlo con la sua casa di produzione, la Zoetrope, ma la società era fragile e i costi del film, lievitati da 15 a 26 milioni, ne provocarono di fatto la bancarotta, unitamente al terribile fiasco al botteghino. Un sogno lungo un giorno si tramutò quindi in un incubo che sarebbe durato molto a lungo. Ma che paradossalmente ha regalato grandi film alla storia del cinema.

Per sapere perché e quali, basta girare pagina