Francis Ford Coppola, i suoi Anni ’80 – Parte I

Nel giorno del suo compleanno analizziamo la decade più prolifica del grande cineasta.

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Cotton Club
(id. 1985)

Francis Ford Coppola Cotton Club

L’autobiografia di Robert Evans si intitola The Kid Stays in the Picture. Lascio a voi scovarla e scoprire perché. In ogni caso, è una delle più incredibili storie di sempre a Hollywood. Evans è l’uomo dietro Il padrino, quello che volle fortemente trarre un film dal controverso bestseller di Mario Puzo. Tra lui e Coppola non corse mai buon sangue, ma quando Evans, che nel mentre aveva lasciato la Paramount e diventato un produttore indipendente, si trovò per le mani un materiale da cui difficilmente si poteva trarre un buon film, fu Coppola il primo a cui pensò per salvare capra e cavoli.

The Cotton Club è un romanzo di James Haskins che racconta l’epopea dell’omonimo jazz club di Harlem, molto popolare durante il Proibizionismo. Il film era stato pensato come un gangster musical, un disastro annunciato, ma Evans era convinto di stare girando Il padrino a tempo di jazz. La sceneggiatura era stata affidata a Mario Puzo, ma la trama parallela alla storia del Cotton Club non funzionava.

Su richiesta anche del distributore, Evans chiamò Francis Ford Coppola, famoso a Hollywood per la sua bravura nel rimettere a posto i copioni problematici. Doveva essere il lavoro di una settimana, durò un anno, con Coppola che riscrisse completamente la sceneggiatura e si mise dietro la macchina da presa per girare il film.

Per fortuna, perché Cotton Club è un film sontuosamente sbagliato e anarchico, un gangster movie, un melò, contrappuntato da bellissimi numeri musicali, e un paio di scene memorabili, come il regolamento di conti a tempo di tip tap. Ma la lavorazione del film fu un incubo.

Coppola fu colto nuovamente dai suoi demoni, il budget passò da 20 a 48 milioni di dollari, Evans fece causa a Coppola che voleva controllo assoluto sul final cut, e per fortuna la legge gli diede ragione.

Perché al cinema mancherebbe un film come Cotton Club, per la scena della goccia di sangue che cade sul viso candido di Diane Lane, per la grazia eterna della danza di Gregory Hines. E perché senza Cotton Club non ci sarebbe stato quello che arrivò dopo.

E che scopriremo nella prossima puntata degli anni Ottanta di Francis Ford Coppola.