Rosa Palasciano: «La mia Giulia, fragile e coraggiosa»

L'attrice racconta a Ciak il personaggio che interpreta nel nuovo film scritto con Ciro De Caro che ha colpito il pubblico di Venezia 78

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Rosa Palasciano buca lo schermo. È la protagonista di Giulia, che alla Mostra di Venezia ha suscitato interesse e critiche positive e che oggi sarà tra i pochi film ad uscire al cinema. La storia diretta da Ciro De Caro, gira intorno a una ragazza che perde i punti di riferimento, ritrovandone di nuovi e personali. Rosa Palasciano arriva dal teatro fisico e dalla scrittura e per lei l’importante sembra essere, sul palco o sul set, poter dare sempre qualcosa di suo. L’abbiamo incontrata.

Rosa, come hai iniziato a fare l’attrice?

Da piccola non sognavo di fare l’attrice! Ero e sono timida e introversa; volevo fare psicologia ma dopo un’adolescenza un po’ turbolenta mi avevano consigliato di mettere tutta l’energia e i sentimenti nel teatro. Sul palcoscenico mi sono sentita veramente a mio agio e sentivo di poter dare qualcosa di bello. Poi ho fatto una scuola a Roma e dopo ho cominciato con il teatro fisico e di ricerca, con l’Odin in Danimarca e in Francia. Il teatro dà tante soddisfazioni e pochi soldi, infatti facevo anche la cameriera, però mi manca ed è una cosa che voglio tornare a fare perché credo che quella sia la casa dell’attore, mentre il cinema è più la casa del regista.

Hai interpretato Giulia, ma l’hai anche scritto con Ciro De Caro; com’è stato il percorso che ha portato al film?

Abbiamo scritto una storia semplice ispirandoci a Rohmer, ai racconti d’estate, al mare e alle stagioni. Sulla spiaggia che conoscevamo entrambi, al tramonto, c’erano sempre un sacco di giochi abbandonati che venivano portati sul bagnasciuga dalle onde. Questa immagine forte e questa ragazza che in un momento di difficoltà della sua vita era al mare per riflettere, erano lo spunto. Da lì abbiamo iniziato a cercare il lato oscuro della sua personalità e poi ci sia- mo diretti proprio lì preferendo raccontare le sue fragilità. Un personaggio con una vita emotiva turbolenta che molla quel poco che ha e va a vivere per strada. Abbiamo ricostruito un personaggio che uscendo di casa, ritrova sé stessa.

Quali sono gli aspetti di Giulia che colpiranno il pubblico?

Giulia è una ragazza che nonostante le sue difficoltà ha coraggio e può essere un esempio per chi vive una vita trattenuta, cercando di compiacere gli altri e facendo la cosa giusta per essere accettato. Proprio perché così estrema, lei mostra che si può uscire dagli schemi e trovare un po’ di pace. Chiunque può trovare qualcosa di sé in Giulia, in quella parte più fragile, più folle che nascondiamo perché non c’è spazio per esprimersi in questa società.

Alla presentazione a Venezia in molti si chiedevano del finale, non lo sveliamo ma cerchiamo di chiarirlo.

È un finale aperto, e mi sorprende molto sentire i pareri del pubblico, perché ognuno ci legge qualcosa di diverso. Non anticipiamo nulla ma noi non avevamo mai pensato alla cosa estrema che parecchi hanno detto. In effetti può essere un’opzione, ma per noi era solo il finale di un capitolo della sua vita. Comunque la si veda è una scelta di libertà. Lei sta bene quando ci sono cose semplici e vere e il finale è proprio una di queste cose.

Come ti sei trovata con i colleghi che hanno lavorato in Giulia?

Con Valerio Di Benedetto e Fabrizio Ciavoni, che sono gli amici di Giulia nel film, mi sono trovata benissimo, mi sono sentita illuminata dalla loro presenza.

Ma la scelta dei due ragazzi, l’ex Di Benedetto e il nuovo, Matteo Quinzi, praticamente identici è stato un caso o una scelta?

Sì, abbiamo deciso che dovevano essere uguali perché in fondo lei cerca di ri- creare una realtà che la rifiuta e trova qualcuno identico all’ex. Nella sceneggiatura anche la ex del nuovo ragazzo era uguale a Giulia. Tutti e due cercano una copia per poter recuperare sugli errori che hanno fatto in passato.