Havana Kyrie all’Isola del Cinema: una produzione mai vista prima

Proiettato all’Isola Tiberina, il film è la prima coproduzione italo-cubana nella storia del cinema. Presenti in sala, il regista Paolo Consorti e Franco Nero ci raccontano della sua genesi

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Havana Kyrie è un film particolare. Così lo definisce Franco Nero, protagonista della prima produzione italo-cubana nella storia del cinema.

Com’è nata? Ero a Cuba e scopro che una delle mie più grandi fan è Mariella Castro, figlia dell’ex presidente Raul Castro. Mariella mi ha voluto incontrare appena ha saputo del mio arrivo, così le ho raccontato di un film che avevo pensato di fare con Paolo Consorti. Ascoltate due o tre cose mi ha detto: “Esta pellicola se debe hacer!”. “Bisogna assolutamente farla, questa pellicola”. Questo ci ha aiutato ad avviare la produzione”.

Dice che è stata un’esperienza dura, Franco Nero, e al contempo profondamente preziosa. Presentato nel dicembre del 2019 al Festival Internacional del Nuevo Cine Latinoamericano, l’Havana Kyrie di Paolo Consorti arriva presto a Los Angeles dove riceve il plauso di Nick Vallelonga (premio Oscar per Green Book). “Si tratta di un film affascinante ed emozionante” sostiene l’attore e regista statunitense, “Il finale è ricco di gioia; è una pellicola davvero meravigliosa”.

Disponibile in streaming su RaiPlay, il film è stato proiettato in versione originale all’Isola del Cinema. Presenti in sala il protagonista e il regista Paolo Consorti, che sottolineano l’importanza della fruizione filmica nel suo tessuto multilinguistico, in questo continuo alternarsi di italiano, inglese e spagnolo.

S’intrecciano, questi idiomi, replicando la complessità armonica attorno alla quale ruota la vicenda narrata in Havana Kyrie. Vittorio Arditi De Bellis (Franco Nero) è un direttore d’ochestra caduto in disgrazia. Per risollevare le proprie sorti accetta, con non poca riluttanza, di dirigere un coro di bambini a L’Avana. Unico problema: odia i bambini. Non ritiene che siano in grado di rendere onore al “Kyrie Eleison” di Rossini – opera da mettere in scena – e finisce presto per scontrarsi con una realtà complessa, agli antipodi rispetto a quella cui era abituato.

La chiave di lettura del film sta tutta sul principio. Arrivato a Cuba, il tassista che accoglie Vittorio dice: “Maestro, spero che qui possa sentirsi come a casa sua!”. Ed egli risponde: “Spero proprio di no, detesto casa mia”. Assurdo se si pensa che quel Maestro incarni quanto di più antitetico alla scioltezza e all’allegria cubana. Arrivato a L’Avana, Vittorio è come “incastrato” nella propria perfezione. Nondimeno ha la possibilità, confrontandosi con quella cultura agli antipodi, di ammorbidire i propri schemi e risolvere i conflitti che lo hanno reso tanto freddo, rigido, schivo alla vita.

Sa essere allegro, dolciastro e talvolta grottesco, questo Havana Kyrie. Non di certo una pellicola perfetta… ma di un punto di partenza interessante.