Hollywood a rischio paralisi per un nuovo sciopero

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La International Alliance of Theatrical Stage Employees (IATSE), uno dei sindacati che raccoglie circa 60.000 lavoratori impegnati sui set di produzioni cinematografiche e televisive statunitensi, ha votato per uno sciopero che getterebbe l’industria dell’audiovisivo statunitense nel caos.

Il 90% degli iscritti al sindacato ha votato per lo sciopero, che sarebbe supportato dal 98% degli stessi in caso non si dovesse giungere a un accordo con la Alliance of Motion Picture and Television Producers (AMPTP), l’associazione di categoria dei produttori. Le discussioni tra le due parti sono andate avanti per molti mesi, ma fino a questo momento tutti i colloqui hanno portato a un nulla di fatto.

Lo IATSE vede tra i suoi iscritti montatori, scenografi, truccatori, macchinisti, fonici, professionisti del reparto fotografia e in generale rappresentanti di tutte le categorie professionali necessarie per mandare avanti una produzione cinematografica o televisiva. L’arrivo delle piattaforme streaming e la moltiplicazione dei set, a fronte di un numero di professionisti sempre uguale, ha costretto, complice anche la pandemia, a turni di set sempre più lunghi.

Matthew Loeb, il presidente dello IATSE ha dichiarato:

“I nostri iscritti sono stati chiari. Il voto nasce dalla necessità di avere una maggiore qualità della vita, oltre che della necessaria sicurezza e salute per i lavoratori dell’industria audiovisiva.

A ognuno di loro devono essere assicurate le necessità basilari, dalle pause per i pasti a un numero di ore di sonno adeguato e al weekend di riposo. Unito a una retribuzione che al momento per molti e inferiore al minimo sindacale”.

Le trattative riguardano un nuovo contratto collettivo per una durata di tre anni, che deve sostituire il precedente, firmato nel 2018 e scaduto a settembre.

L’AMPTP ha dichiarato che “l’impegno resta quello di trovare un accordo che permetta all’industria di continuare a lavorare, tenendo presente la sicurezza e il benessere dei lavoratori, soprattutto in un momento in cui l’industria si sta risollevando dopo il Covid”.