Hollywood ci prova, ma Wickiator non sarà il nuovo Barbenheimer

Per quanto attesi, difficilmente i due film bisseranno quel successo

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Wickiator Wicked Gladiator 2

La scorsa estate l’hashtag #Barbenheimer era diventato virale, sull’onda di un fenomeno che aveva fatto parlare di sé ancor prima dell’uscita dei due film coinvolti, l’Oppenheimer di Christopher Nolan e il Barbie con Margot Robbie e Ryan Gosling, scatenando persino incidenti diplomatici (come quello con il Giappone, che costrinse la Warner alle scuse) e possibili mockbuster (come quello di Charles Band, o Carlo Antonini). Una uscita contemporanea di due campioni di incasso che a Hollywood sperano di poter bissare con l’arrivo in sala dell’adattamento di Wicked e con il tanto atteso Gladiator II.

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Una speranza che pare destinata a scontrarsi con la dura realtà, e che sembra nascere piuttosto dal tentativo di costruire a tavolino un fenomeno che possa portare un po’ di ossigeno a un’industria in difficoltà. Fenomeno che, per altro, uno dei diretti interessati avrebbe battezzato in altro modo, stando a quando dichiarato dal successore di Russell Crowe nel sequel di Ridley Scott, Paul Mescal, che – confondendosi leggermente sul nome – ha confessato a Entertainment Tonight che avrebbe preferito ‘Glicked‘, perché “Wickdiator non si riesce a pronunciare“.

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Il pessimismo dei più poggia soprattutto sui dati relativi all’apprezzamento raccolto dai trailer con i quali i due film si sono presentati. Non particolarmente alto per la trasposizione cinematografica del popolare musical di Broadway (basato sul romanzo “Strega – Cronache dal Regno di Oz in rivolta” del Gregory Maguire di “Mirror Mirror”), atteso negli States per il 22 novembre – non un momento caldissimo per il Box Office – come Il Gladiatore II (che in Italia potremmo vedere con una settimana di anticipo).

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Film che in questi giorni è stato al centro delle discussioni – anche su Reddit, dove la questione Wickiator è molto discussa – proprio per il gran numero di ‘pollici verso’ ottenuti dal trailer appena diffuso, nonostante i quasi 13 milioni di visualizzazioni ottenute dal video sul canale ufficiale Paramount. Critiche che si concentrano sulla scelta della “No Church in the Wild” di Jay Z e la scelta di una canzone rap per un film Peplum con Denzel Washington, oltre ai ‘contro’ a prescindere, nostalgici del Massimo Decimo Meridio che fu, ma soprattutto il fatto che entrambi i trailer siano eccessivamente rivelatori, come ormai spesso accade, purtroppo.