I migliori giorni, Leo e Bruno: «Tutti al cinema per ridere e piangere di noi stessi»

I due registi ci parlano de I migliori giorni, una commedia in due atti che con ironia, cinismo e un pizzico di cattiveria racconta gli italiani durante le feste comandate e solleva interrogativi che riguardano tutti

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I migliori giorni dell’anno sono anche quelli in cui diamo il peggio di noi? Intorno a questa riflessione si sviluppa l’ultima commedia di Massimiliano Bruno ed Edoardo Leo, I migliori giorni, film strutturato in episodi scanditi dalle festività amate e odiate dagli italiani. Ciak ne ha parlato con i registi.

Come nasce tutto?

Max Bruno: Un’idea di Edoardo di qualche anno fa. Mi ha detto: «Sarebbe figo fare un film sulle date importanti per gli italiani». E io ho rilanciato: «Facciamo due film con due episodi per uno». E poi sono cominciate le riunioni per allinearci. È stato un processo creativo lungo ma molto bello.
Edoardo Leo: Da tempo cercavo qualcosa che potesse interessare tutti. Un tema che ci unisce è il modo in cui reagiamo alle ricorrenze che, volenti o nolenti, ci ritroviamo a festeggiare o a detestare.

Il film è strutturato in episodi.

EL: Natale, Capodanno, San Valentino, 8 Marzo. E poi: Primo maggio, Ferragosto, Halloween e vigilia di Natale. Un primo e secondo atto in cui abbiamo provato a sollevare domande come: ci divertiamo davvero a Capodanno? Ha ancora senso festeggiare San Valentino? Ed è venuta fuori una commedia feroce, siamo stati cattivi.

Il cast è ricchissimo.

MB: Il film meritava un cast importante. I personaggi sono ipocriti con la malattia del secolo: nessuno riesce a dire “no”, a mettere dei paletti al volere di altre persone. Ma poi emergono scontri feroci tra mentalità diverse. EL: La sensazione è di avere quattro film in uno. La meraviglia per noi è stata quella di dirigere un cast pazzesco, unito per dare un segnale importante: vogliamo portarvi al cinema con una storia che ci riguarda tutti.

Sembra inevitabile immedesimarsi.

EL: Gli episodi sono legati da questi giorni benedetti o maledetti. Qualcuno li ama, qualcuno li detesta, qualcuno entrambi. Sono sicuro che in tanti si ritroveranno. Le feste le viviamo tutti a tutte le età. La domanda è: festeggi perché ti diverti o perché sei costretto?

E a voi viene ansia quando si avvicina una festa?

EL: A me quando leggo: “mancano 95 giorni a Natale”. Questo mi mette un po’ di pressione.

MB: A me me so’ talmente morti tutti che per forza di cose vivo le feste liberamente (ride). Però ho grande nostalgia dei Natali di quando ero piccolo, 25 persone a tavola, regali sotto l’albero che facevo con papà, ricordi bellissimi dei miei anni ’80.

Il film invita a una riflessione sui rapporti.

EL: Pone domande serie, io non penso che il cinema debba dare risposte. Interessante è quando riesce a fare bene le domande. Se si osserva bene la locandina, ci si accorge che il riflesso di “migliori” è “peggiori”. Il film è graffiante, feroce, una fotografia lucida e spietata che non fa sconti a nessuno.

Che esperienza è stata la regia insieme? Siete amici da tempo.

EL: Siamo amici da – ahimé – 30 anni (ride). Abbiamo cominciato insieme nelle cantine teatrali. Non abbiamo avuto un successo immediato, anzi.
MB: Cercavamo di farci valere in un universo complesso. Vedevamo altri andare bene e noi arrancavamo, ma in qualche modo dovevamo farcela. Un sacco di gavetta, di fatica, un destino comune. Poi ognuno ha avuto i suoi successi, ma abbiamo sempre collaborato nel massimo rispetto. E questo film è un po’ il coronamento di questa amicizia.
EL: Abbiamo un approccio alla commedia che ci unisce. E quando ho immaginato di fare un film a episodi la prima persona a cui ho pensato è stato Massimiliano.

Torniamo al film, la proposta sembra originale.

MB: Sì. Per me ed Edoardo è il film del cambiamento. Sono molto contento: due amici registi che si mettono insieme per fare un film alla pari. Si vinca o si perda, questa avventura la condividiamo insieme.

Tre ragioni per andare a vederlo.

MB: Il cinema non è morto. La commedia all’italiana vale sempre la pena di essere vista e questi contenuti possono fare bene al pubblico. EL: Ce n’è una che le raccoglie tutte: ci si rivede. E si può ridere o piangere di noi stessi.